L’espressione “avere accesso al cloud” ha pian piano assunto un significato sempre più generico: la parola “cloud” sta infatti ad indicare semplicemente qualcosa di dislocato, senza fissa ubicazione fisica, ben lontana comunque dall’essere sufficiente per esprimere la tipologia di servizio cui ci si riferisce.
Sebbene l’utenza media – quindi ben lontana dal settore enterprise – dia per scontato che un cloud rappresenti esclusivamente uno spazio web di archiviazione dati, i servizi (e le relative infrastrutture) basate sulla cosiddetta nuvola sono numerosi.
Anche il “semplice” storaging fa parte della famiglia dei servizi cloud (tipologia DaaS, data as a service) ma non si tratta assolutamente dell’unica modalità di cloud computing esistente sulla scena, anzi.
Gli utilizzi del cloud – che, a questo punto, definiremo come un semplice modo di operare attraverso la rete – possono essere davvero tanti e spaziare dall’ambito consumer all’ambito enterprise.
Quindi, cosa è il cloud?
Il cloud computing trova fondamenta nel paradigma di calcolo a griglia (grid computing) utilizzato per i calcoli ad ampia necessità di potenza, paradigma che vede la collaborazione di diverse tipologie di risorse hardware dislocate in punti diversi del globo terrestre, coordinate attraverso precisi meccanismi software: l’idea è di utilizzare più dischi, unità di elaborazione, memoria e quant’altro e farli apparire al livello più alto – l’astrazione – come un’unica “macchina”.
Il cloud computing è un campo dell’information technology in costante crescita: basti pensare che ad oggi alcuni sistemi operativi (l’esempio più lampante è Chrome OS) basano quasi del tutto il proprio funzionamento sui servizi cloud, Non esiste, come vi ho già detto, una forma ben precisa di cloud in quanto è possibile distinguere un’infinità di scenari d’uso differenti dei servizi cloud diffusi al giorno d’oggi, che andremo a categorizzare in cinque tipologie differenti (ma collegate tra loro), così da meglio capire cosa è il cloud in tutte le sue varie forme.
HaaS, hardware-as-a-service.
I servizi cloud di tipo HaaS mettono a disposizione degli acquirenti le risorse hardware necessarie a soddisfare le proprie necessità, solitamente in forma pay-to-use. L’interazione tra utente e servizio avviene di norma attraverso la rete.
L’esempio più conosciuto è l’hosting privato: il fornitore di servizi mette a disposizione dell’utente una serie di risorse (solitamente un’intera macchina fisica, o una batteria di cluster nel caso di hosting espandibile o ancora un’insieme di risorse hardware virtuali) che, grazie anche ad un servizio di assistenza, l’utente potrà configurare in toto a partire dal sistema operativo sovrastante.
SaaS, software-as-a-service.
I servizi cloud di tipo SaaS mettono a disposizione dell’utente una particolare applicazione che elaborerà – grazie al server su cui l’applicazione è installata – i dati forniti e ne restituirà un risultato basato sugli obiettivi dell’applicazione stessa.
L’interazione tra utente e servizio avviene attraverso la rete. I servizi cloud SaaS possono essere in forma pay-to-use o in forma gratuita. L’esempio più noto ad oggi sono le cosiddette Google Apps: Gmail, Drive, Maps, rappresentano applicazioni utilizzabili singolarmente e – di norma – senza il bisogno di installare software aggiuntivo.
PaaS, platform-as-a-service.
I servizi cloud di tipo PaaS mettono a disposizione dell’utente – in software e hardware – intere piattaforme per la gestione dei propri task. L’interazione tra utenti e servizio avviene tramite la rete. Un esempio potrebbe essere Launchpad, piattaforma collaborativa dedicata a Ubuntu per lo sviluppo di applicazioni opensource o ancora Moodle, Git e tante altre.
DaaS, data-as-a-service.
I servizi cloud di tipo DaaS mettono a disposizione dell’utente pannelli gestionali e risorse hardware mirate alla conservazione dei propri documenti. Esempi immediati possono essere Dropbox, MEGA, OneDrive o Google Drive.
IaaS, infrastructure-as-a-service.
I servizi cloud di tipo IaaS rappresentano una sorta di “espansione” dei servizi PaaS: non piattaforme questa volta ma intere infrastrutture connesse, spesso scalabili, atte ad aumentare la produttività degli utenti minimizzando i costi.Solitamente i servizi cloud IaaS sono in forma pay-to-use e l’interazione tra utenti e servizi avviene tramite la rete. Un esempio lampante di servizio cloud IaaS potrebbe essere Microsoft Office 365, che offre contemporaneamente:
- Accesso web alle applicazioni appartenenti alla suite;
- possibilità di conservare e modificare documenti memorizzandoli direttamente sui server Microsoft (utilizzando quindi un servizio cloud DaaS);
- possibilità di gestire gruppi collaborativi integrando il tutto tramite ActiveSync;
- molto altro.
In conclusione…
Avrete constatato ora che il cloud computing abbraccia una gran quantità di servizi differenti.
E’ di fondamentale importanza, però, sapere che anche le infrastrutture, le piattaforme, i singoli servizi o quant’altro possa essere offerte sulla nuvola hanno alla base un grande lavoro: un ambiente cloud non viene giù dal nulla, anzi, esistono un’infinità di applicazioni che permettono di gestire, configurare e scalare in ambo i sensi l’hardware alla base delle infrastrutture in questione.
Filesystem distribuiti (ad esempio Ceph, DFS o Lustre), livelli di base per sistemi operativi (OpenStack) e orchestration suites (Juju, FCO, BPEL, MSCO) sono alla base del deploy di qualsivoglia servizio cloud.