Un “Mi piace” in più o una manciata di visite possono fare la differenza per chi gestisce pagine Facebook e portali web; non sempre, però, quel like o quella visita vengono ottenuti in modo chiaro e cristallino.
Tra i tanti metodi opinabili utilizzati per acchiappare più utenti possibili su Facebook figura la pratica del clickbait(ing); sostanzialmente, ciò significa pubblicare contenuti (aggiornamenti di stato, link e quant’altro) contenenti titoli ingannevoli o volutamente fuorvianti per attirare l’attenzione e guadagnare, appunto, un click.
Tra i titoli più usati ad oggi sicuramente “Non immaginerete mai cosa è successo…” oppure “E’ successo davvero! Guarda” o, ancora, “Ecco perché la frutta ti fa male“.
Difficilmente notizie del genere sono davvero interessanti per l’utente, anzi, spesso potrebbe trattarsi di tentativi di phishing.
Non è la prima volta che Facebook si schiera contro la pratica del clickbait: già qualche tempo fa, silenziosamente, una modifica all’algoritmo ha penalizzato sul News Feed i post di questo tipo e la comparsa delle relative pagine.
Il criterio? Semplice: i post penalizzati erano quelli che le persone visualizzavano per poi ritornare a tempo record sul news feed, palese segno di non-interesse.
Facebook spiega che, nonostante questo aggiornamento “abbia aiutato”, esistono ancora pagine che fanno la loro fortuna sul clickbait. Ed è proprio queste pagine, con i relativi contenuti, che Facebook andrà ulteriormente a penalizzare con una seconda e più incisiva modifica all’algoritmo del News Feed.
A spiegare il “come” è direttamente Facebook:
Aggiorneremo il News Feed utilizzando un sistema in grado di identificare frasi comunemente usate per i titoli clickbait.
Abbiamo in principio contrassegnato come clickbait decine di migliaia di titoli considerando due punti chiave: 1) se il titolo nasconde informazioni che possano far comprendere il contenuto dell’articolo; 2) se il titolo gonfia l’articolo per creare aspettative false nell’utente.
Ad esempio, il titolo “Non immaginerete mai chi è inciampato cadendo sul Red Carpet…” nasconde informazioni che possano far capire l’articolo (cosa è successo? Chi è inciampato?). Il titolo “Le mele vi fanno davvero male?” è fuorviante per il lettore (le mele fanno male soltanto se ne mangiate troppe ogni giorno).
Un team di Facebook ha analizzato migliaia di titoli con questo criterio, in modo collaborativo, per identificare un grosso insieme di titoli clickbait.
Da qui, abbiamo creato un sistema che analizza questo insieme per capire le frasi comunemente usate nei titoli clickbait e non usate in altri titoli. E’ un criterio simile a quello dei filtri antispam per l’email.
Insomma Facebook si impegna ancor di più a combattere il clickbait che, fin troppo spesso, causa ad utenti creduloni o poco attenti l’infezione di smartphone, PC e quant’altro con fastidiosi virus, “Like” non volontari ad altre pagine, post in bacheca da parte di bot automatici e quant’altro.
Certamente il clickbaiting non è destinato a morire nel breve futuro ma scoraggiare gestori di pagine senza scrupoli ad utilizzare questa pratica scorretta, penalizzando la visualizzazione delle pagine coinvolte sul News Feed degli utenti, è sicuramente una buona e sonora lezione.