Spotify per Linux non è un buon programma, e questo ormai è un dato di fatto. Il client ufficiale dedicato all’onnipresente servizio di streaming non si è mai distinto per stabilità né per funzionalità, visto l’enorme pacchetto di bug che la versione Linux porta a corredo.
Fino ad oggi era quasi incomprensibile perché, seppur si trattasse di un’app ufficiale, Spotify per Linux fosse così bistrattato e quasi trascurato. La risposta arriva però da un membro del team – identificato con il nickname Jooon – attraverso il forum della community Spotify:
dunque, dopo Settembre, non abbiamo più sviluppatori che lavorano al client Linux.
Jooon, specificando che lo sviluppo su Linux va comunque avanti grazie alla condivisione del codice con le sue controparti Windows e Mac, spiega inoltre perché i bug relativi alla versione linara del software difficilmente vengono risolti seppur arrivino numerose segnalazioni:
Considerate [un bug con] la priorità. Il problema è che nessuno lavora sulle funzionalità specifiche per Linux, quindi seppur lo aggiungessi nel tracker interno che contiene la lista dei problemi da correggere, nessuno guarderebbe quella lista…
Probabilmente la situazione non cambierà nell’immediato futuro, tuttavia l’interruzione del supporto è da ritenersi scongiurata: sebbene – come lo stesso Jooon spiega – il motivo della mancanza di personale dedicato sia da ricondurre al numero di utenti attuali e potenziali di Spotify su Linux, il software continuerà ad essere aggiornato soprattutto grazie al codice che l’applicazione condivide con i suoi cugini per Mac e Windows.
Quindi, in parole povere, gli aggiornamenti continueranno ma non ci saranno nuove funzionalità o particolari aggiunte specifiche per la piattaforma. Fortunatamente, di qui a pochi giorni Spotify per Linux passerà stabilmente alla versione 1.0.23, versione che Jooon ritiene, seppur problematica, migliore rispetto alla versione 0.9.x.
Insomma, non sono buone notizie per chi intende continuare ad affidarsi all’app nativa su Linux… ma ricordate: esiste sempre Spotify Web. Che, se lo vorrete, potrà tranquillamente diventare una webapp (quasi) al pari di quella ufficiale grazie a Google Chrome – evitando anche la pubblicità se non disponete di un account Premium.
Certo, questo comporta un’integrazione pressoché inesistente col sistema operativo… ma la domanda sorge spontanea: meglio qualche click in meno o qualche bug in più?