C’è chi lo odia e c’è chi… lo odia: stiamo parlando del News Feed di Facebook, quello contro il quale almeno una volta abbiamo inveito perché crede di sapere – spesso sbagliando – quali post preferiremmo vedere per primi anziché seguire il gradito e mai errato ordine cronologico.
Se vi dicessimo che qualcosa del genere potrebbe arrivare presto anche su Instagram (che vi ricordiamo essere proprietà di Facebook)? E se a dirvelo non fossimo noi ma Kevin Systrom, il co-fondatore del servizio?
Ebbene, questo è quanto: Instagram ha avviato una fase di test per una piccolissima percentuale di utenti (una percentuale ad una sola cifra, dichiara Systrom) che mostrerà i post sul news feed non più seguendo l’ordine cronologico (dal più recente al meno recente) come succede oggi, ma basandosi su un algoritmo in grado di riordinarli basandosi su ciò che l’utente preferisce vedere – o, almeno, su ciò che l’algoritmo crede che l’utente preferisca vedere.
Systrom dichiara che gli utenti non vedono il 70% dei post pubblicati dai loro contatti, e vuole assicurarsi che
Quel 30% che vedete sia il miglior 30% possibile.
Per mettere a punto l’algoritmo e decidere come riordinare i post, Instagram userà una tecnologia di machine-learning basata su differenti segnali, tra cui il posizionamento cronologico ed “il rapporto” tra i contatti: in altre parole, i post dei contatti con cui si interagisce più spesso apparirà (o quantomeno dovrebbe apparire) in cima al feed.
Nonostante ci sono ottimi motivi per cui questa cosa dovrebbe andare in porto, Instagram ha dichiarato che sarà l’esito del test a definire se si tratterà di una modifica definitiva o meno – data la storia recente, siamo molto portati a credere che questo esito sarà positivo.
Dunque anche il social network basato sulle immagini si unisce al trend che ha già “colpito” il suo papà Facebook e suo cugino Twitter; e per tutti i fan dell’ordine cronologico che non prenderanno bene questa notizia, beh… bisogna sempre sperare in un link che permetta in qualche modo di attivarlo, più o meno come succede con Facebook e Twitter.
Perché la speranza è sempre l’ultima a morire…