Tutti ricordiamo il Samsung Galaxy Note 7, il phablet top di gamma dalle specifiche e dalle funzionalità… esplosive!
Si, perché a decretare la brevissima vita del phablet – ritirato dal mercato a poche settimane dalla sua uscita – ci hanno pensato una non meglio definita (fino ad ora) serie di eventi che hanno condotto alla letterale esplosione del dispositivo, mettendo in serio pericolo la sicurezza dei suoi possessori.
Nonostante le indagini Samsung non è inizialmente riuscita a venire a capo del problema; ritirata la prima partita di smartphone difettosi, anche la seconda tornata di Galaxy Note 7 ha sperimentato problemi analoghi, costringendo il big coreano ad interromperne definitivamente la produzione.
Dopo numerose indagini e ricerche e trascorsi alcuni mesi, soltanto ieri – con un evento ufficiale – Samsung ha finalmente fatto luce sul mistero del Galaxy Note 7 esplosivo imputando il tutto a due differenti problemi nella produzione della batteria.
Niente problemi hardware riconducibili a sensori, scanner dell’iride e altre componenti, dunque, né problemi software.
Perché il Galaxy Note 7 esplode(va)?
Secondo quanto dichiarato da Samsung il problema della prima partita di smartphone difettosi (e del primo produttore di batterie) sarebbe da imputarsi all’errato “confezionamento” della batteria: poco spazio ed elettrodi troppo ravvicinati avrebbero facilitato il corto circuito.
Problema che non è stato riscontrato nelle batterie del secondo produttore e della seconda partita di Samsung Galaxy Note 7; purtroppo, però, anche questo processo produttivo ha avuto i suoi bei problemi: un difetto di saldatura ha condotto a problemi di surriscaldamento; tra le altre cose, ad alcune celle mancava la parte protettiva sugli elettrodi positivi, aumentando dunque la possibilità di un corto circuito.
Morale della favola: nessun difetto produttivo nella componentistica differente dalla batteria, nessun difetto software di Samsung che ne conducesse al sovraccarico; le indagini ufficiali hanno imputato il problema, ripetutosi per altro due volte, solo ed esclusivamente alla produzione della batteria.
E con questo Samsung si augura di buttarsi alle spalle una delle situazioni peggiori – e dei peggiori danni d’immagine – della sua storia, ripromettendosi di non ripetere mai più lo stesso errore; riuscirà a risollevare le sorti della serie Note… o i potenti phablet sono destinati a restare soltanto un ricordo?