In seguito a diverse segnalazioni dell’Unione Consumatori e all’intervento di AGCOM e Parlamento, la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera all’emendamento che prevede la fatturazione su base mensile o di multipli del mese per imprese telefoniche, reti televisive e servizi di comunicazioni elettroniche. Si dirà quindi addio ai rinnovi ogni 28 giorni che comportava il pagamento da parte dell’utente di 13 mensilità, con un incremento medio delle tariffe di circa l’8.6% stando ai dati raccolti dall’Unione Consumatori.
Il contenuto della norma
Le compagnie appartenenti alle categorie precedentemente citate avranno 120 giorni dall’entrata in vigore della legge per adeguarsi alle nuove normative. In caso di violazioni, si applicherà un indennizzo forfettario pari a 50 euro in favore del consumatore, maggiorato di 1 euro per ogni giorno successivo alla scadenza del termine assegnato dall’Autorità delle Comunicazioni. Occorre però notare che sono escluse al momento le tariffe promozionali di durata “inferiore al mese e non rinnovabili”, questo perché, essendo non rinnovabili, non consentiranno agli operatori di aggirare la norma.
La norma stabilisce anche il raddoppio delle sanzioni per gli operatori che passano da un minimo di 240 mila euro ad un massimo di 5 milioni, obbligandoli inoltre a differenziare nelle offerte se la fibra ottica prevista abbia il tratto finale nella casa dell’utente in rame (connessioni Vdsl2). In questo modo gli utenti saranno in grado di capire la tipologia di offerta per cui stanno sottoscrivendo un abbonamento.
Manca però l’indennizzo per il pregresso, ossia per le violazioni che ci sono state dal giorno in cui è entrata in vigore la delibera dell’Autorità delle Comunicazioni che prevede per la telefonia fissa la fatturazione mensile, ossia il 23 giugno 2017, e la data in cui entrerà in vigore la norma approvata.
Questa mossa a favore dell’utenza ha svantaggiato diverse compagnie ed operatori per i quali il danno ammonta all’incirca ad un miliardo di euro solo per la telefonia fissa, a cui andrà aggiunta la quota relativa alla telefonia mobile. Tra i bersagli di questa norma non possiamo non citare Tim, Vodafone, WindTre e Fastweb, ma anche Sky che aveva deciso di abbandonare le tariffe mensili.
Sviluppi futuri
Sebbene occorra ancora aspettare la contromossa degli operatori che, presumibilmente, si tradurrà in un rincaro delle offerte, l’Autorità delle Comunicazioni è riunita al tavolo per delineare una strategia per fornire gli adeguati rimborsi agli utenti di rete fissa che hanno subito il passaggio a tariffe non mensili.