La serata (ora italiana) del 18 maggio 2016 è stata all’insegna del Google I/O: da un gremitissimo Shoreline Amphitheater di Mountain View sono stati migliaia gli sviluppatori e gli entusiasti ad assistere alla prima delle tre giornate dedicate all’ormai consueta conferenza annuale.
Tutt’altro che una delusione, poiché Google ha presentato tantissime novità all’insegna delle nuove tecnologie, senza lasciare nulla al caso ed abbracciando praticamente tutto ciò che oggi è in voga!
La parola d’ordine è ecosistema: l’interazione tra le categorie di dispositivi è sempre più stretta ed intrecciata e, per questo, c’è bisogno di un assistente vocale che sia praticamente in grado di parlare con l’utente nel modo più naturale possibile. E’ così che Google ha presentato con grande orgoglio Google Assistant, l’evoluzione di Google Now che mette al centro l’utente e le sue necessità, trasformandosi da un assistente vocale ad un vero e proprio personal manager!
Un assistente che possa controllare soltanto la nostra vita fuori casa? Assolutamente no! Nell’ecosistema di Google c’è spazio anche per Google Home, un vero e proprio dispositivo dedicato alla domotica (si, di fatto un diretto concorrente per Amazon Echo) in grado di controllare numerosi aspetti della casa (dalla temperatura alle luci) oltre che la riproduzione musicale semplicemente… parlandogli nel modo più naturale possibile!
Interazione uomo-macchina si, ma non dimentichiamo quelli che sono i rapporti umani: a tal proposito Google ha presentato le nuove app Allo e Duo, rispettivamente dedicate alla messaggistica testuale e alle video chiamate, ricche di simpatiche aggiunte ed interessanti e divertenti dettagli per rendere le conversazioni ancor più semplici, naturali e ricche di emozioni!
Spostiamoci adesso su Android: diversi aspetti della nuova generazione di Android sono già noti ma, quest’anno, in Google c’è molta indecisione… sul nome! BigG ha chiesto infatti a tutti un aiuto per scegliere quello che sarà il nome in codice di Android N: di fatto la decisione sarà presa a ragion di popolo!
Sempre di Android parlando, Google ha annunciato un’attesa funzionalità che riguarda le app: grazie ad Android Instant Apps sarà possibile provare le app direttamente dal Google Play Store – o meglio, alcune parti di esse – senza installarle sul proprio dispositivo, così da poter decidere se ne vale o meno la pena!
Molto presto Android e Chrome OS saranno accomunati da qualcosa di atteso: il Google Play Store! Si, perché come rumoreggiato ormai da tempo, trova conferma ufficiale l’imminente approdo dello store di Google anche su Chrome OS. Si, avete capito bene: benvenute alle app Android anche sulla piattaforma desktop di Google!
Siamo verso la fine e Google non poteva trascurare quel “piccolo Android” dedicato ai dispositivi indossabili: Android Wear 2.0, l’evoluzione dell’attuale sistema, sarà in grado di eseguire app stand-alone – dunque che non dipendono dal device che vi è associato – e avrà con sé una piccola tastiera! Che sia il preludio a qualcosa di – paradossalmente – ben più grande?
Per chiudere in bellezza la prima giornata, Google ha annunciato l’intenzione di scendere in campo a tutto tondo nel settore della realtà virtuale e di farlo con Daydream! Si tratta di fatto di un ecosistema che, oltre ad un visore ed un controller dedicato, vedrà la commercializzazione di alcuni smartphone Android N (da produttori come Xiaomi, HTC, ZTE ed altri) in grado di sfruttare la tecnologia VR utilizzando il solo sistema operativo. Chiaramente una parte del Google Play Store sarà dedicata alle app ed ai giochi Daydream, che gli sviluppatori potranno già iniziare a scrivere da subito grazie ad una serie di API!
Passato un po’ in sordina durante l’intera tre giorni, ha trovato spazio nel Google I/O 2016 anche il cosiddetto Project Abacus: si tratta di una serie di tecnologie messe a punto da Google, già presentate lo scorso anno, che analizzando dei parametri attitudinali possono permettere ad un utente di loggarsi ad un servizio in maniera del tutto automatico senza inserire password. La buona notizia è che le API potrebbero essere nelle mani degli sviluppatori già entro la fine dell’anno, la cattiva è a causa delle sue dinamiche la privacy potrebbe un po’ andare a farsi benedire: ne vale la pena?