Con l’arrivo di Android 8.0 Oreo, Google ha presentato una soluzione che semplificherà i problemi di frammentazione del sistema operativo dalle mille facce: Project Treble. Scopriamo insieme cos’è e perché è così importante.
Premessa: come funziona un aggiornamento Android
A differenza di iOS, che è studiato e ottimizzato per una ristretta lista di dispositivi, gli smartphone non Apple, nella loro quasi totalità, sono equipaggiati da Android, e sono veramente un’infinità. Ciò vuol dire che anche l’hardware da ottimizzare è molto diverso da dispositivo a dispositivo, il che si traduce in una grandissima frammentazione del sistema operativo. Il processo di aggiornamento di un dispositivo Android è composto da vari step:
- Google rilascia una nuova versione di Android agli OEM;
- L’OEM è costretto a riscrivere gran parte del suo software aggiuntivo per adattarlo al singolo update, al singolo smartphone con quello specifico hardware, andando quindi a toccare anche il kernel;
- Se il telefono è brandizzato, il nuovo software dovrà anche subire una revisione dall’operatore. Questo andrà a implementare le sue personalizzazioni, come app preinstallate, boot animation e simili;
- Viene rilasciato l’aggiornamento OTA (Over-The-Air).
Come si può constatare, quindi, aggiornare anche un solo telefono è un processo dispendioso sia in termini di tempo che di denaro. Ecco perché molto spesso gli smartphone di fascia più bassa rispetto ai top (ma qualche volta anche i top) vengono abbandonati dal produttore dopo un solo anno o addirittura con la stessa versione del software con cui sono nati.
Project Treble: cosa cambia
Con Project Treble, Google è pronta a semplificare il processo di aggiornamento del suo sistema operativo rendendolo più modulare. In questo modo, Android sarà diviso in due parti: il sistema vero e proprio e le varie implementazioni dell’OEM. Come mostrato anche nell’immagine sottostante, grazie a questa separazione, l’OEM non avrà più bisogno di adattare le sue personalizzazioni al sistema ogni volta, rendendo il processo di aggiornamento più veloce ed economico. In questo modo saranno più felici sia i produttori, sia gli utenti che vedranno i loro dispositivi aggiornati più velocemente e, magari, anche più frequentemente.
Ovviamente, come si suol dire, non è tutto oro ciò che luccica. Infatti, Treble sarà obbligatorio solo sugli smartphone che nascono con Android 8.0 Oreo o superiori, lasciando quindi i sistemi meno recenti al punto di partenza.
Alcuni produttori, però, si stanno impegnando al fine di implementarlo negli aggiornamenti ad Oreo per i propri smartphone, come ha già fatto Huawei con Mate 9. Altre case, invece, come Oneplus, hanno deciso di focalizzarsi su altro. Proprio in questo caso, però, gli utenti non sono stati molto contenti di questa scelta, al punto da cercare di convincere la casa ad implementare Treble sui suoi smartphone con una petizione su Change.org. Se siete interessati alla causa, potete firmare seguendo questo link.
Perché Treble sarà una svolta
Come già detto, Treble permetterà agli OEM di aggiornare più facilmente i propri dispositivi. Questo si traduce in update più veloci e magari per più tempo, il che a sua volta vuol dire avere uno smartphone sempre al passo. Questo comprende anche le patch di sicurezza, che rendono mensilmente Android sempre più sicuro. Ovviamente starà ai produttori rendere tutto ciò possibile.
Ma la svolta ci sarà anche lato modding. Infatti, alcuni sviluppatori sono riusciti a compilare build AOSP funzionanti in tempo record senza toccare il kernel, utilizzabili addirittura su smartphone diversi. E questa sì che è una bella novità.