Numerosi router moderni, in particolare quelli compatibili con la specifica 802.11 ac, parlano di prestazioni migliorate grazie ad una nuova tecnologia in uso da relativamente poco tempo: tale tecnologia risponde al nome di beamforming.
In realtà i vari produttori utilizzano diversi nomi “commerciali” per esprimere la compatibilità con questa tecnologia: D-Link ad esempio la chiama “Advanced AC SmartBeam” e Netgear “Beamforming+”, tanto per citare due nomi. La domanda tuttavia è sempre la stessa: questo beamforming può davvero migliorare le prestazioni e ridurre interferenze del WiFi? Si tratta sul serio di una tecnologia che può aiutare?
Scopriamolo insieme partendo dal principio!
NOTA: in questo articolo useremo parole e concetti di semplice comprensione ed eviteremo, volontariamente, di scendere nei dettagli.
Cosa è il beamforming
Il beamforming è una tecnologia standardizzata nella specifica WiFi 802.11 ac che basa il suo funzionamento sul direzionamento del segnale e trova applicazione sia per le onde radio che per le onde sonore.
Oltre che nel settore della connettività WiFi, questa tecnologia viene usata anche in sismologia, biomedicina, acustica, per radar, sonar e molti altri settori simili. Volendo limitare il discorso al solo settore della connettività WiFi ed in termini molto semplici, il beamforming permette di indirizzare il segnale wireless in una specifica direzione – o meglio, di rilevare “particolari interferenze” delle antenne in modo da inviare segnali più forti verso esse.
Proprio per questo motivo le antenne dei dispositivi in questione devono essere di tipo MIMO (dunque saper gestire più segnali sia in entrata che in uscita). La tecnologia era stata introdotta già nella specifica 802.11n ma non era standardizzata, dunque i produttori potevano implementarla a loro piacere – provocando potenziali incompatibilità tra diversi dispositivi e facendo sì che tale tecnologia non decollasse.
Nella specifica 802.11ac l’implementazione del beamforming è invece stata resa standard; quindi, al di là del nome differente, tutti i dispositivi compatibili implementano la tecnologia allo stesso modo.
Il beamforming è presente sui dispositivi con connettività 802.11ac ma non è detto che tutti i dispositivi 802.11ac lo supportino.
Come funziona? Come fa a ridurre interferenze del WiFi?
In situazioni “normali” il segnale WiFi viene trasmesso dal router in tutte le direzioni; usando il beamforming, invece, l’antenna del router è in grado di determinare la posizione relativa di un dispositivo compatibile grazie a delle speciali “interferenze” che i dispositivi connessi emettono per farsi localizzare.
Il router stesso, quindi, può direzionare il segnale ed inviarlo con più forza verso tali dispositivi, così da ridurre interferenze del WiFi e comunicare in modo più “pulito”. Almeno sulla carta è possibile ottenere un segnale più veloce, più forte e con range di estensione più ampio per ciascun dispositivo.
Per utilizzare questa tecnologia tutti i dispositivi coinvolti – dal router allo smartphone al tablet, passando per il PC, le prese smart, le IPCam o quant’altro – devono esserne compatibili.
Ancora una volta, è necessario che i moduli WiFi dei vari device siano conformi alla specifica 802.11ac ma non è sufficiente, poiché la compatibilità col beamforming potrebbe essere assente. Prima di procedere all’acquisto, dunque, bisogna dare un’occhiata alla scheda tecnica.
Il beamforming implicito
Quanto detto sino ad ora vale tra dispositivi compatibili; ma cosa succede se, ad esempio, il nostro router supporta il beamforming e i dispositivi ad esso connessi no, magari perché dotati di connettività 802.11 b,g o n oppure ac senza supporto?
In tal caso la tecnologia prevede anche una sorta di beamforming implicito: il router tenta comunque di “capire” la posizione relativa dei vecchi dispositivi analizzando i segnali emessi e di trasmettere in tale direzione segnali più forti.
Tenta, appunto, poiché il corretto direzionamento del segnale non è garantito ed i benefici in tal caso potrebbero essere minori rispetto al beamforming esplicito, o addirittura nulli.
Conviene acquistare un router compatibile con beamforming?
La risposta è si ma no. Ciò che intendiamo dire è che, se proprio dobbiamo acquistare un router nuovo e la differenza di prezzo tra un dispositivo con e senza beamforming non è estremamente alta, avere questa tecnologia a disposizione non fa di certo male.
Se invece la spesa dovesse essere molto più alta del “normale” va considerato un secondo fattore: i dispositivi che si connetteranno al nostro router WiFi. Riusciremo ad usare il beamforming per ridurre interferenze del WiFi, visto e considerato che tali dispositivi debbono essere compatibili con tale tecnologia?
La risposta in questo caso è semplice: i nuovi dispositivi (smartphone, tablet, schede WiFi e via discorrendo) dotati di connettività 802.11ac potrebbero essere compatibili e quindi trarne pienamente vantaggio; i vecchi dispositivi 802.11 b, g, n o ac non compatibili potrebbero trarre piccoli vantaggi soltanto dal beamforming implicito o non trarne affatto.
Quindi, prima di considerare una spesa elevata in nome di questa tecnologia, riflettiamo sul tipo di rete che andremo a creare. Anche perché, diciamocela tutta, il beamforming attualmente è presente soltanto su router top di gamma ma in un futuro neppure molto lontano – essendo finalmente uno standard – sbarcherà anche su router di fascia media o addirittura bassa.
Tra i dispositivi compatibili con beamforming segnaliamo:
- Router: D-LINK AC3200 (238€), D-LINK AC1750 (139€), ASUS RT-AC1200GPLUS (74€)
- Adattatore USB: D-LINK DWA 192 (57€)
- Scheda di rete: TP-LINK Archer T9E (64€)
E, se abbiamo deciso che la spesa non vale l’impresa, possiamo comunque usare altri metodi per migliorare il segnale WiFi con quanto già abbiamo a disposizione.
Per ulteriori approfondimenti su questa tecnologia invitiamo a consultare la pagina Wikipedia, assolutamente esauriente!