Il deep web: un posto così misterioso eppure così affascinante! La rete Internet al giorno d’oggi può essere considerata, per certi aspetti, una riproduzione digitale “a specchio” di quella che è la situazione reale sul pianeta Terra: in Internet infatti esistono quasi tutte le componenti della vita umana di chi vi naviga, dalla farmacia al negozio online, passando per le fonti di informazioni e per i cosiddetti punti d’incontro.
Ma c’è una parte della vita reale che sembra non appartenere al mondo di Internet: tutti quei posti, comunemente conosciuti come “zone borderline”, in cui l’essere umano tende a lasciare libera la propria (spesso, fortunatamente, latente) natura poco etica e si lascia andare ad azioni non esattamente legali, quali possono essere lo scambio di droghe, il traffico illecito di danaro, informazioni e quant’altro.
La facilità con cui avvengono cose simili nel mondo reale è spesso in diretta proporzione con la scarsa accessibilità fisica del posto scelto per svolgere tali traffici. Più si è nascosti, meglio è. Ed è esattamente questo il motivo per cui, poc’anzi, ho usato la parola sembra.
I più informati sanno perfettamente che Internet è un posto praticamente infinito in cui ogni giorno c’è qualcosa da scoprire e, tornando al discorso principale, in maniera esattamente speculare rispetto alla vita umana anche in rete esiste una zona borderline che ospita, oltre a ciò che deve essere “invisibile” (per sfuggire alla censura, ad esempio), anche tutte quelle cose per cui, nella migliore delle ipotesi, si potrebbe finire tra le sbarre.
La zona di cui vi parlavo si chiama deep web, italianizzato “web invisibile”.
Cos’è il Deep Web
Contrapposizione naturale del cosiddetto “surface web” – i nodi della rete Internet alla portata di tutti che usiamo tutti i giorni, il deep web è la zona di Internet volontariamente tenuta nascosta dai motori di ricerca. Da non confondersi con il concetto di dark Internet (che è un sottoinsieme del deep web ma rappresenta “soltanto” una serie di computer semplicemente inaccessibili attraverso la rete), alcune statistiche da parte di analisti meticolosi confermano che oggi il deep web viene principalmente usato per il traffico illegali di droghe ed armi.
Non mancano luoghi in cui è possibile smerciare credenziali di carte di credito, account di diversi conosciuti servizi online (Amazon in cima alla lista), dati ed informazioni riservate, dati personali, oggetti rubati e “ferri del mestiere”, senza poi dimenticare le comunità di discussione – che esistono, oh se esistono – popolate da produttori e consumatori. Un mondo nel mondo, come succede anche nelle migliori città “perbene”.
Come vi dicevo prima “anche”, ma “non solo”: data la sua natura, il deep web è anche quel posto in cui dissidenti, sostenitori di cause sociali ed individui simili possono scambiarsi accordi, informazioni e quant’altro sfuggendo agli occhi di censure e di bastian contrari anche non corretti, un luogo usato spesso – soprattutto da chi viene considerato “scomodo” – per difendere la segretezza dei suoi argomenti, la sua identità o addirittura la sua stessa vita.
Quanto è grande il deep web?
A questo non è possibile dare risposta precisa, tuttavia alcune recenti analisi parlano di circa 400 miliardi di documenti complessivi, contro i “soli” 4.6miliardi di pagine web indicizzate da Google dell’Internet “in superficie”.
Come fa il deep web a rimanere nascosto?
Semplicemente, tutti i nodi appartenenti al deep web cercano di sfuggire il più possibile ai crawler utilizzati dai motori di ricerca. Un crawler è un software che indicizza le pagine web, grazie ad alcune direttive presenti nelle pagine stesse, per renderle disponibili sul motore di ricerca stesso.
Per evitarli vengono usati diversi artifici tecnici, dalla generazione di documenti in maniera dinamica esclusivamente tramite script lato client ad alcune tipologie di captcha non bypassabili – passando per pagine protette da password e prive di link interni ed esterni, che impediscono la buona riuscita della scansione da parte dei suddetti crawler, formando così una zona “isolata”. Per fare un paragone, avete presente le tecniche SEO per l’ottimizzazione in scansione e posizionamento sui motori di ricerca? Bene, lì succede l’esatto contrario.
Il must perché una zona web continui ad essere “deep” è non essere indicizzata in alcun modo ma restare raggiungibile esclusivamente attraverso mirati iter.
Cosa succede se un sito del “deep web” viene scoperto da un motore di ricerca?
I server appartenenti al deep web vengono tirati su e gestiti – come ovunque, aggiungerei – da uomini, ragion per cui l’errore umano è sempre dietro la porta: una sitemap dimenticata da qualche parte o un link di troppo potrebbero portare allo scoperto il server deep.
La procedura da seguire è completamente a discrezione di coloro che gestiscono il malcapitato server: i più meticolosi in men che non si dica spariscono senza lasciare tracce rischiando anche di perdere i potenziali introiti che sarebbero scaturiti dal materiale messo a disposizione. Altri – a mio avviso un po’ troppo a cuor leggero – decidono invece di ribassare drasticamente il prezzo del materiale messo a disposizione per cercare di guadagnare il più possibile, prima di sparire.
Una terza categoria di gestori, invece, decide di stringere addirittura dei particolari accordi – dei quali non è il caso discutere – con i gestori di alcuni motori di ricerca. Ma questi sono soltanto esempi, come vi ho già detto i modi di “rispondere” alla risalita in superficie possono essere molteplici.
Come si entra nel deep web?
La rete “superficiale” pullula di guide, tutorial e strumenti accessibili a tutti per “andare a fare un giro” nella parte più nascosta ed intricata del web. Tuttavia esiste una parte di deep web ancora più “deep” alla quale non si accede tramite procedure standard ma usando una combinazione di conoscenze personali, qualità tecniche ed intuito. E, lasciatevelo dire, si dice sia proprio quella la parte a “scottare” di più.
In tutti i casi accedere al deep web – almeno alla parte più “innocua” – è relativamente semplice: basta utilizzare TOR ed un qualsiasi browser (la soluzione migliore è TOR Browser bundle) e recarvi in un sito come The Hidden Wiki, che vi condurrà verso una serie di siti .onion (quindi appartenenti al deep web) dai quali potrete avviare la navigazione. La raccomandazione è sempre la stessa: fate molta attenzione a come vi muovete.
Non esiste una risposta precisa ma, se vi impelagate in quella parte di deep web piena di dubbia etica e senza legalità, sicuramente “nulla di buono”. Per quanto gli strumenti che vengono offerti per navigare in quella parte di Internet possano “a loro modo” garantire l’anonimato, tenete ben presente che l’unica macchina sicura è una macchina spenta e che, come recita un proverbio molto usato dalle mie parti, «l’unica cosa che non può essere scoperta è quella a non essere mai stata fatta».
Un consiglio personale: tenete a bada la vostra curiosità, soprattutto se non siete esperti del mestiere né sapete come muovervi. Vi basti sapere che, qualche tempo fa, diversi gestori di un arcinoto market appartenente al deep web sono finiti in manette.
Se frequentate questi siti l’unico buon suggerimento è di procurarvi una buona VPN come i veri pirati. Una buona VPN ha server posti in luoghi sicuri e non registra logs delle sessioni dei suoi utenti. Una delle VPN migliori accessibile a tutti e facile da usare è IPVanish.
“Deep search” e “Deep web” hanno qualcosa in comune?
Si e no. Se qualcuno vi ha parlato di deep search accessibile semplicemente tramite internet le cose possono essere soltanto due:
- è incappato in uno dei nodi del deep web scoperti – o accordatisi – coi motori di ricerca;
- è incappato in un aggregatore di dati personali tramite l’associazione dei dati “prelevati” da reti sociali (e non) ben conosciute.
Vi abbiamo già parlato del primo caso, analizziamo brevemente il secondo: esistono degli appositi motori di ricerca che scansionano il web in maniera “deep” (profonda) e che, tramite riferimenti incrociati, sono in grado di mettere insieme tutte le informazioni relative ad una combinazione di dati personali (che siano nome, cognome, provenienza geografica e range d’età).
In tal caso, di norma la procedura incrociata non ha nulla a che vedere con il deep web del quale abbiamo parlato fino ad ora.
Ovviamente, però, la cosa può variare da servizio a servizio.