Avete sentito dire dal vostro amico geek “Ho comprato un NAS, l’ho collegato alla rete ed ora ci faccio di tutto” ma non gli avete chiesto cosa sia effettivamente un NAS?
Avete visto quell’offerta su quel sito web che proponeva un NAS ad un prezzo scontatissimo ma, in tutta onestà, non sapreste cosa farci? Bene, allora questo è l’articolo che fa per voi: è la parte iniziale di un percorso dedicato ai NAS in cui io ed il collega Giuseppe Testa ci occuperemo di accompagnarvi.
Questa breve ma significativa serie di articoli vi permetterà di scoprire il mondo dei NAS, dalla loro definizione intrinseca a come crearne e configurarne uno da zero. Come vi dicevo, l’articolo che segue è la prima parte: ci occuperemo di analizzare cosa è un NAS e in che modo può essere sfruttato in ambiente casalingo.
Cosa è un NAS?
Tenete presente quando collegate un disco o una chiavetta USB sul vostro computer ed avete a disposizione immediatamente spazio per memorizzare dati? Bene, immaginate una cosa del genere… condivisa in rete.
Genericamente, l’acronimo NAS sta per Network Attached Storage (ovvero archiviazione collegata alla rete) ed altri non è che un particolare dispositivo creato apposta per memorizzare e condividere dati attraverso la rete tra altri computer o dispositivi smart.
In parole povere, nella più generica delle implementazioni un NAS è una specie di computer che, con l’ausilio di un router o tramite una rete “dedicata” creata dal NAS stesso, permette di avere accesso ai dati su di esso memorizzati da tutte le macchine collegate alla rete.
Come è fatto un NAS?
E’ obbligatorio premettere che un NAS altri non è che un computer equipaggiato con delle particolari componenti che ne permettono un utilizzo specifico. In genere un NAS può avere una struttura più o meno complessa, tuttavia le componenti hardware che troverete su qualsiasi tipo di NAS pre-assemblato esistente in commercio sono le seguenti:
- un processore;
- della memoria RAM;
- un alimentatore;
- uno o più moduli di rete (che possono essere Ethernet, Wireless o entrambi);
- uno o più alloggiamenti per i dischi (solitamente i dischi con cui equipaggiare un NAS per memorizzare i dati vanno acquistati a parte);
- opzionalmente delle entrate USB;
- una piccola memoria flash che contiene il sistema operativo (solitamente una versione di Linux).
Come avrete già capito è possibile anche prendere un normalissimo PC desktop (magari un po’ datato e con specifiche non esattamente all’ultimo grido), installare su di esso una distribuzione Linux (preferibilmente server), aggiungere uno o più dischi, configurare il sistema operativo per l’utilizzo da rete (oltre che per la condivisione, il mirroring ed altre cose che vedremo in seguito), collegarlo al router e… ecco il nostro NAS fatto in casa!
Cosa si può fare con un NAS?
L’utilizzo più immediato, esattamente come dice il nome, è quello di periferica di archiviazione di rete: in pratica un NAS può avere funzione di “disco condiviso” a cui tutti i PC e i dispositivi della rete possono accedere per prelevare ed immagazzinare dati (documenti, foto, musica, video e chi più ne ha più ne metta).
Alcuni gestionali di NAS pre-confezionati permettono di impostare livelli multipli di condivisione, proteggere determinate cartelle dall’accesso e crittografare i file. Inoltre, è anche possibile usare un NAS pre-confezionato come Media Center – ovvero riprodurre direttamente da esso contenuti multimediali. Inoltre, utilizzando un servizio di DNS e delle opportune modifiche al firewall del router, si può configurare un NAS anche per l’accesso dall’esterno rendendolo un vero e proprio cloud casalingo.
La cosa che personalmente trovo più utile dei NAS pre-confezionati è quella di configurare in un batter d’occhio il mirroring dei file, ovvero la possibilità di conservare copie speculari dei dati su tutti i dischi installati così che, nel caso uno dei dischi dovesse rompersi, i dati saranno salvi.
Un risultato del genere è ottenibile da tutti quei NAS compatibili con i dischi collegati in RAID, ovvero quella tecnologie che permette di tenere copie speculari dei dati su più dischi in contemporanea, e in maniera completamente automatica, come RAID 1 (oppure RAID 0+1 e/o RAID 10) o RAID 5: ovviamente si dovrà disporre di più dischi, possibilmente identici.
Per ovvie differenze strutturali, è assolutamente sconsigliato usare gli SSD per i NAS (poiché un SSD “vive” molto meno rispetto ad un disco meccanico in termini di letture e e scritture).
Come funziona un NAS?
Il funzionamento è davvero molto, molto semplice: una volta installati al suo interno i dischi e collegato sia all’alimentazione che alla rete domestica, basterà seguire il manuale di istruzioni per procedere alla configurazione del NAS.
Se la configurazione sarà eseguita correttamente, al termine di essa sarà possibile visualizzare il dispositivo sulla propria rete domestica, pronto per condividere ed immagazzinare nuovi dati esattamente come se fosse un disco collegato “fisicamente” al PC (o ad altri dispositivi smart). I NAS in commercio offrono piena compatibilità con i sistemi operativi PC e mobile più noti.
Ovviamente, sempre in fase di configurazione automatica potrete decidere di usare il NAS come Media Center o come dispositivo di backup grazie al mirroring e al RAID.
Se invece parliamo di un NAS “fatto in casa” la procedura potrebbe essere un pelino più complessa in quanto ci sarà bisogno di configurare manualmente il sistema operativo scelto. Il risultato finale potrebbe comunque essere identico a quello di un NAS preconfezionato!
Conclusioni
Concludendo, un NAS è una manna dal cielo per tutti coloro che desiderano avere a disposizione i propri dati attraverso la rete: per certi versi si può paragonare un NAS ad una specie di… “cloud” privato, con la differenza che la nuvola è direttamente dentro casa nostra.