Per accedere a Internet da un computer (o da uno smartphone per estensione) possiamo usare una grande varietà di tecnologie, messe a disposizione di noi tutti per poter accedere alla grande rete da quasi ogni punto del globo. Le tecnologie sono molte ed hanno tanti nomi diversi, al punto che può essere difficile che tipo di tecnologia adottiamo o siamo in procinto di adottare con un nuovo dispositivo.
Dopo la prima parte della guida riservata alle connessioni fisse andremo ora a spiegare tutti i modi in cui si può connettere a Internet con un dispositivo mobile (sia esso smartphone, un tablet o un notebook fuori casa) nel 2014/2015, così da essere sempre ben informati su cosa si sta sottoscrivendo o quale smartphone si sta comprando, con la possibilità di scoprire nuove tipologie di collegamento da prendere in considerazione in un futuro prossimo.
Tipi di connessione Internet mobile
2G (in disuso)
Al punto “zero” delle connessioni mobile ci fu il passaggio dal TACS alla più efficiente tecnologia GSM, che portò con sé numerosi vantaggi: comunicazioni in digitale di maggiore qualità, SMS e l’accesso via WAP ad Internet.
Si poteva quindi già accedere ad Internet tramite collegamento telefonico (in maniera simile al 56K), ma ovviante le pagine dovevano essere ridisegnate per essere visualizzate sui piccoli schermi monocromatici dell’epoca. Questo non fu un grande problema, visto che il Web 1.0 era davvero povero di contenuti (rispetto a quello attuale) e quasi tutte le pagine erano link ipertestuali, tranquillamente visualizzabili anche sui primi veri telefoni cellulari di diffusione mondiale (in basso, un Motorola StarTac).
La velocità? Di molto inferiore ad un modem 56K, ma visto che le pagine erano delle versioni “ridotte” di pagine di per sé già ridotte nel contenuto, rimaneva discretamente veloce (almeno quando il segnale radio era buono!).
Ci fu però un grande limite: gli operatori mobile dell’epoca facevano pagare carissimo ogni minimo tentativo di connettersi alla rete; alla fine pochissimi poterono permettersi di spendere quelle fortune per una semplice connessione. La sconvenienza del collegamento relegò l’accesso Internet da mobile solo a pochi fortunati.
Questo tipo di connessione si è evoluta ed ha inglobato nel 2G le tecnologie successive (sui moderni smartphone esiste ancora la modalità “2G” ma non indica realmente questa connessione); di fatto la navigazione 2G “pura” è scomparsa.
2.5G o GPRS (quasi in disuso)
La prima evoluzione del GSM fu il perfezionamento della commutazione di pacchetto, che permise di migliorare la velocità di connessione ad Internet senza perdere i vantaggi del GSM e soprattutto senza dover effettuare una chiamata per stabilire una connessione ad Internet.
Questa nuova tecnologia di connessione fu chiamata GPRS (General Packet Radio Service).
Iniziavano ad arrivare i primi modelli di cellulare con schermo a colori e le pagine WAP divennero molto più piacevoli da visitare grazie al nuovo tipo di connessione, che permetteva di ricevere comunque chiamate e SMS anche mentre si teneva il GPRS attivo.
La velocità iniziava a crescere e con GPRS si assestava in media tra i 30 e i 70Kbps, valori molto simili o addirittura superiori alla connessione analogica di casa.
In questo periodo ci fu anche la comparsa di offerte dedicate alla navigazione WAP, così da non prosciugarsi il credito nel tentativo di navigare. Internet era di fatto entrato nei cellulari, e da qui a poco sarebbero diventati un mezzo sempre più importante per accedere alla rete.
Questo tipo di tecnologia è praticamente scomparsa, sostituita dalla sua evoluzione (EDGE) come protocollo minimo di connessione per i moderni smartphone, ma ancora adesso è possibile vedere commutare EDGE in GPRS in montagna o nelle zone dove il segnale è molto scarso.
2.75G o EDGE (in uso)
Internet iniziava a diventare sempre più ricca di contenuti e il Web 2.0 era ormai pronto ad invadere le nostre case, in particolare con l’arrivo delle tecnologie su linea fissa ad alta velocità (ADSL).
Il primo tentativo di portare i cellulari a velocità elevate fu fatto perfezionando ulteriormente la commutazione di pacchetti su rete GSM, portando alla nascita di EDGE (Enhanced Data rates for GSM Evolution).
Con EDGE era possibile raggiungere connessioni stabili intorno ai 200 Kbps, velocità decisamente molto alte per l’epoca, di fatto superata solo dalle ADSL. Erano mantenuti tutti i vantaggi di GPRS e GSM: durante la connessione era possibile ricevere tranquillamente telefonate ed SMS. I prezzi per la connessione ad Internet scesero ulteriormente e fu sempre più conveniente accedere alla grande rete dal proprio cellulare per controllare la posta elettronica o per visitare qualche pagina Web.
Lo schermo a colori dei modelli usciti in quel periodo permise di abbandonare lentamente l’adattamento WAP delle pagine Internet per poter finalmente visualizzare pagine Web “pure”, così come si mostravano sul browser web sul PC (o almeno solo scalate in dimensioni).
Questa tecnologia è ancora in uso e rappresenta il minimo per le connessioni ad Internet per i moderni smartphone: quando impostiamo in modalità “2G” stiamo di fatto sfruttando EDGE per la connessione, che offre un risparmio energetico notevole rispetto alle tecnologie successive mantenendo la velocità per poter usare WhatsApp e simili.
Per la navigazione Web odierna questo tipo di connessione è troppo lenta, c’è da aspettare molto prima di caricare una pagina per questo viene usata solo in determinate situazioni.
3G o UMTS (in uso)
L’alta velocità con i telefoni cellulari arriva solo quando finalmente venne abbandonato GSM (almeno per le connessioni Internet) e si decise di puntare su un nuovo tipo di rete, l’UMTS.
Spiegare cosa sia UMTS non è facile, vista l’adozione di diversi tipi di protocolli e di frequenze variabili in base al paese e spesso non compatibili tra loro. Possiamo semplificare il discorso dicendo che lo standard UMTS (Universal Mobile Telecommunications System) in Europa è basato sul W-CDMA, che è diventato lo standard wireless prevalente nei paesi dove veniva usato il GSM.
UMTS fornì anche nuova linfa alle comunicazioni in generale, introducendo per esempio la video-chiamata; non appartiene quindi alle reti GSM, ma una vera e propria rete “nuova” che funziona con frequenze e protocolli completamente diversi dai precedenti. Per poter usare UMTS era richiesto quindi che l’operatore scelto piazzasse nuove antenne UTMS affianco a quelle GSM, altrimenti non era possibile sfruttarlo.
Con UMTS si ebbe il primo vero aumento di velocità sensibile, al punto da essere considerato all’epoca “l’ADSL dei cellulari”, viste le velocità in gioco: si partì da 384Kbps, ma era solo l’inizio.
UMTS fu anche la prima rete sfruttata in concreto per cercar di connettere i portatili fuori casa con chiavette dedicate (se si esclude l’uso dei telefoni come modem), così da avere accesso completo alle performance dei PC in mobilità.
Adesso è poco usato sui telefoni, poiché i moderni smartphone cercano di collegarsi in HSDPA piuttosto che in UMTS, ma non è raro trovarsi in “3G” nei momenti in cui la rete è debole.
3.5G o HSPA (in uso)
Quando i cellulari hanno raggiunto le velocità delle linee fisse, in molti casi superandole? Con l’avvento dell’HSPA ovviamente, la famosa “H” che spesso vediamo sui nostri terminali.
Ormai il WAP è definitivamente morto e gli smartphone, nuovi strumenti di moda e tendenza che con le loro app fanno di tutto, sono entrati nelle tasche di chiunque desideri sfruttare al massimo le nuove connessioni.
Con HSDPA possiamo raggiungere velocità di download fino a 14 Mbps, e con l’HSUPA si possono raggiungere in upload velocità fino a 6 Mbps. Parliamo ovviamente di velocità teoriche, visto che i risultati possono essere molto altalenanti anche in base alla potenza del segnale: in media è molto difficile superare i 6 Mega in download con questo tipo di connessione.
“Uno smartphone non connesso perennemente alla rete non è uno smartphone” diceva qualcuno, e per cavalcare questa esigenza sono nate offerte Internet molto convenienti per poter navigare 24H sul proprio terminale.
L’unico vero limite non ancora superato è la forma dei contratti finora offerti con questi tipi di connessione (semi-flat): superato un certo limite di dati o ore lo smartphone non è più sfruttabile a queste velocità, e l’antenna dell’operatore effettua in automatico un calo della velocità. L’aumento costante della velocità non aiuta, visto che questo limite verrà raggiunto dagli utenti troppo presto.
Questo ha impedito a queste reti veloci di diventare una vera alternativa all’ADSL, almeno in Italia e nelle zone dove il segnale è così potente da poter essere sfruttato anche in ambito domestico. Forse in futuro qualcosa cambierà, ma bisognerà combattere la concorrenza degli operatori che forniscono ADSL (che guarda caso spesso sono gli stessi che offrono in Italia entrambe le forme di connessione).
3.75G o HSPA+ (in uso)
Sempre sfruttando le reti UMTS/HSPA si è realizzata un’ottimizzazione dei protocolli di trasmissione, portando alla nascita dell’ultima implementazione disponibile, HSPA+. Questa rete è identificata con il simbolo “H+” sui più moderni smartphone.
Permette di raggiungere (grazie alle tecnologie MIMO integrate) una velocità massima di 43 Mega in download e 6 mega in upload, almeno in linea teorica; come media si aggira intorno ai 10 Mega in download ma solo con ottima copertura del segnale, altrimenti è uguale all’HSDPA standard.
Questa connessione era la candidata ideale per “risolvere” il problema del digital-divide italiano, se solo gli operatori si fossero impegnati ad offrirla con offerte flat e quindi valida alternativa all’ADSL nelle zone disagiate: sarebbe bastato migliorare la copertura con maggiori antenne e coprire così tutta l’Italia con una connessione molto veloce.
La concorrenza con il WiMax e con le nuovi reti LTE ha messo in secondo piano questa ipotesi, anche se resta tutt’ora applicabile se qualche governo italiano prestasse attenzione alla questione del digital-divide.
4G o LTE (in uso)
Sfruttata al massimo UMTS, si è deciso di puntare forte per questo nuovo decennio su una nuova tecnologia: LTE (Long Term Evolution). Questa rete viene identificata sugli smartphone sia con la sigla “4G” sia con la sigla “LTE” (identificano la stessa tecnologia).
Con LTE intendiamo una rete che sfrutta nuove frequenze e protocolli nella trasmissione dei dati, che richiede quindi una nuova infrastruttura di antenne per essere utilizzata.
Con LTE possiamo raggiungere velocità paragonabili a quelle della fibra ottica: 100 Mega al secondo in download e fino a 50 Mega al secondo in upload. Parliamo sempre di stime, senza considerare che nella situazione attuale LTE non è ancora sfruttato appieno e raramente permette di superare i 25 Mega in download.
L’obiettivo di LTE è poter guardare film in alta definizione in streaming anche in un treno in corsa: i primi esperimenti su questa tecnologia si sono tenuti proprio a bordo di treni attrezzati per sfruttare LTE.
Che sia questa la candidata ideale per abbattere il digital divide? Difficile crederlo, visto che gli operatori che oggi offrono LTE in Italia si limitano a 2 o 3 Giga con le offerte Internet dedicate, offerte separate (e più costose) da quelle per l’HSDPA per poter sfruttare al massimo la moda del momento.
Si può davvero sperare in un futuro per queste tecnologie se gli operatori non si adeguano ai tempi?
4.5G o LTE-A (in uso)
Cosa ci riserva il futuro? Al momento la tecnologia più recente che ha prendendo piede è LTE-Advanced, un’evoluzione di LTE che promette velocità tre volte superiori a parità di frequenza e con le stesse antenne di LTE.
Molti identificano questa connessione come la “vera” 4G, ma visto che questo nome è stato assegnato a LTE, si è preferito scegliere un suo decimale (4.5G) per identificare questa connessione.
Con LTE-A sfruttiamo il nuovo protocollo SU-MIMO per trasmettere su due frequenze in contemporanea (rispetto alla singola frequenza su LTE) con velocità massime di 300 Mega al secondo in download e 100 mega al secondo in upload, con ping inferiori ai 10ms. Vodafone ha testato LTE-A sul suolo italiano ottenendo una velocità massima di 253 Mbps, attuale record italiano su connessioni Internet mobile.
Un device LTE-A resta pienamente compatibile con le reti LTE, viaggiando alla massima velocità consentita da quest’ultima.
Per poter implementare LTE-A è necessario un aggiornamento delle antenne di ricetrasmissione LTE attualmente disponibili, e necessita che l’operatore abbia 2 frequenze LTE disponibili nella sua licenza d’uso (in Italia sono sfruttate 1600 MHz e 2600 MHz).
Ormai molti terminali iniziano ad adottare antenne per supportare LTE-A: se siete in procinto di acquistare un nuovo smartphone accertatevi di poter usufruire di questa connessione in futuro.