Al giorno d’oggi non dobbiamo stupirci quando ascoltiamo in radio, in televisione o in internet dell’importanza che hanno i nostri dati. Sì perché i dati sono nostri: ci rappresentano, sono svariati, unici e di inequivocabile appartenenza.
Non a caso aziende che si occupano di vendere e fare analisi di questo genere hanno una mole di lavoro impressionante e sempre più crescente, in proporzione all’aumento vertiginoso degli utenti presenti nel web.
Qualche calcolo
A differenza dei miliardi che l’industria della finanza e del commercio vendono su migliaia di dettagli per i singoli individui, le informazioni contenute nei bit sono spesso vendute per una frazione di centesimo a persona, secondo le tabelle relative ai prezzi del settore.
Di norma, i dati di una persona media valgono meno di un dollaro.
Informazioni generali su una persona, come l’età, il sesso, la posizione sociale valgono intorno a $0,0005 per il singolo, o $0,50 per 1.000 persone. Una persona che sta per acquistare un automobile, un prodotto finanziario o una vacanza è più preziosa per le aziende, le quali si getteranno immediatamente ai suoi piedi, desiderose di promuovergli tali prodotti.
Impossibile non tenere conto anche dei grandi cambiamenti che una persona subisce nel corso della vita, i quali modificano la stessa, mutando i modelli di acquisto: diventare genitore, comprare casa, sposarsi, comprare un auto nuova, o purtroppo anche divorziare.
Vi sono inoltre analisi su dati ancor più personali e sensibili. Con circa $0,26 a persona, è possibile accedere a liste di persone con specifiche condizioni di salute o con particolari prescrizioni mediche e sfruttarle quindi in ambito sanitario, mirando a bisogni molto importanti di un cliente divenuto paziente.
Il calcolatore
Il Financial Times ha creato questo calcolatore (scorrete in basso e mettete un eccezione per ad block altrimenti potrebbe non funzionare) sulla base di un’analisi americana del valore attribuito ad ogni nostra passione/attività/condizione sociale. Il valore dei dati è cumulativo: quindi più si trovano informazioni specifiche per un individuo, maggiore sarà il suo capitale umano.
Questo calcolo non è perfetto e non include dettagliatamente i prezzi su qualsiasi informazione che viene solitamente analizzata.
Se credete che società come Google, Facebook o Amazon… basate sull’economia del commercio globalizzato e sulla profilazione pubblicitaria siano le sole a compiere queste attività vi sbagliate.
Infatti anche una piattaforma dedicata al popolo, la quale permette il lancio di petizioni su svariati temi (in primis politica, società, sicurezza, salute…) come Change, maneggia i nostri dati, ed ogni volta che acconsentiamo ad una petizione, accumula informazioni su di noi, profilandoci.
Generalmente, se avete firmato una petizione sui diritti degli animali, l’azienda sa che avete una probabilità 2,29 volte maggiore di firmarne una sulla giustizia. E se firmate una petizione sulla giustizia, avete una probabilità 6,3 volte maggiore di firmarne una sulla giustizia economica, 4,4 volte di firmarne una per i diritti degli immigrati e 4 volte una sull’istruzione…
Ovviamente non vogliamo spaventarvi: non dobbiamo avere nulla di cui temere; nessuna di queste aziende entrerà a casa nostra chiedendoci informazioni contro la nostra volontà o importunandoci.
Fateci sapere nei commenti come la pensate!