Xiaomi, azienda cinese conosciuta ai più per la realizzazione di smartphone Android di qualità venduti a un prezzo estremamente concorrenziale, nell’ultimo anno ha visto crescere i propri introiti e, con questi, il proprio nome. Anno dopo anno, infatti, i suoi dispositivi hanno iniziato a ricevere consensi sempre maggiori prima nella terra d’origine e, pian piano, un po’ in tutto il mondo.
Fondata nel 2010 da Lei Jun, Xiaomi ha iniziato la sua rapida scalata al successo con il primo Xiaomi Mi One, device difficile da acquistare in Italia ma che, già ai tempi, aveva suscitato un certo interesse viste le specifiche a fronte di un prezzo competitivo. Da allora, in soli 6 anni l’azienda è riuscita a conquistare più volte lo scettro del mercato smartphone in Cina e ha iniziato a entrare in competizione diretta con case ben più famose anche in campo internazionale. Nonostante quest’anno l’azienda sembra aver subito una battuta d’arresto nel settore smartphone, la sua presenza è sempre costante e punta a crescere anche nel campo della domotica.
In questo caso, però, i device non sono mai stati venduti tramite canali ufficiali ma sempre attraverso store online alternativi, che fino ad ora si sono occupati di fare da ponte verso gli utenti europei e non. I primi cenni di un’apertura al mercato mondiale si è avuto nel 2013 con l’assunzione di Hugo Barra che, lasciando Google, passava direttamente a gestire il ruolo di Vice Presidente del ramo internazionale. Da questo momento in poi è iniziato ufficialmente il lento cammino di Xiaomi fuori dal territorio cinese.
Nel 2015 abbiamo assistito alla presentazione del Mi 4i, smartphone che ha segnato l’arrivo dell’azienda in India, dove ha iniziato a portare la sua idea di tecnologia accessibile a prezzi ridotti e riservando ad essa alcune funzionalità in grado di risparmiare sull’utilizzo della rete dati, chiaramente in linea con la filosofia del progetto. Nel corso del Mobile World Congress di Barcellona di quest’anno, poi, Hugo Barra ha rivelato al mondo lo Xiaomi Mi 5, portando alla fiera un dispositivo dotato di ROM Global con un corposo pacchetto di lingue (tra cui l’italiano) e priva di servizi cinesi.
Dulcis in fundo, durante il Google I/O tenutosi a Maggio c’è stata la presentazione del nuovo Mi Box, con annesso controller, che è disponibile all’acquisto negli Stati Uniti tramite i canali ufficiali. Appare evidente come, seppur timidamente, l’azienda stia finalmente tastando il terreno per poter poggiare basi più solide in un futuro non troppo lontano.
Perché, dunque, il 2017 potrebbe essere l’anno della svolta? Considerando alcuni dettagli riguardanti gli ultimi eventi tenuti da Xiaomi, le cose sembrerebbero andare proprio in quella direzione.
Procediamo con ordine. Quest’estate, senza che venisse fatto alcun annuncio ufficiale, sono spuntati sui principali store online le versioni internazionali di 2 particolari modelli, lo Xiaomi Redmi Note 3 Pro e lo Xiaomi Redmi 3S. Per questi 2 terminali, infatti, è disponibile una variante destinata al mercato Europeo, con caricabatterie standard e descrizioni di libricini/confezione totalmente in inglese. Inoltre, cosa molto importante, entrambi i device risultano compatibili con la banda 20 a 800 MHz e presentano anche la lingua italiana.
Guardando al recente evento tenutosi non molti giorni fa, durante la presentazione del Mi Note 2 è stato sottolineato come anche lo smartphone in questione sarà compatibile con la banda sopracitata, il modo da rendere LTE fruibile a livello mondiale. Oltre questi elementi sicuramente più evidenti, poi, l’ultimo smartphone presentato dall’azienda ha lasciato spazio a diverse considerazioni.
Lo Xiaomi Mi Mix, infatti, è senza ombra di dubbio il device più innovativo e ambizioso presentato quest’anno e che, finalmente, prova a cambiare in modo importante le regole del gioco. Il rivoluzionario device della casa cinese, ahimè, non sembrerebbe dotato della banda 20. Sappiamo, inoltre, che per adesso la produzione dovrebbe essere fissa a 10.000 unità mensili, il che renderà difficile il suo acquisto al di fuori della Cina e che consentirà a Xiaomi di valutare il riscontro dell’utenza su questo concept phone.
In che modo la presentazione di questo nuovo smartphone potrebbe rappresentare un ulteriore segnale dell’espansione dell’azienda? Iniziamo con un concetto tanto semplice quanto efficace: marketing! Realizzare un device del genere vuol dire, prima di tutto, far parlare di se. Se poi ti chiami Xiaomi, riesci a far si che si parli del tuo nuovo prodotto a livello mondiale. Anche i meno esperti del settore, infatti, risultano decisamente incuriositi da uno smartphone di simili fattezze.
A conferma di ciò, subito dopo l’evento di presentazione, il device è finito nelle mani di Marques Brownlee per una prima analisi. Visto il suo corposo seguito, infatti, il suo giudizio, compreso di inquadrature ravvicinate e utilizzo effettivo hanno permesso al pubblico internazionale di avere un assaggio dell’esperienza offerta da Xiaomi.
Per come la vedo io, con la realizzazione di questo modello totalmente fuori dagli schemi e da tutto quello a cui Xiaomi ci ha abituato, la competizione con i brand più importanti ha subito un impennata vertiginosa. Chiariamo, probabilmente il Mi Mix non raggiungerà chissà quali numeri in ambito internazionale, ma la sua sola realizzazione e messa in produzione lancia un chiaro segnale a tutti i competitors presenti sul mercato: Xiaomi c’è ed è pronta a dire la sua in termini di innovazione.
Dunque, se consideriamo come solo nell’ultimo anno l’attenzione dell’azienda verso il mondo occidentale sia cresciuta drasticamente, è facile immaginare come il prossimo anno possa portare ulteriori novità in questo senso. Nel caso in cui non dovesse essere così basterà avere un po’ di pazienza. Se ci pensate, per un’azienda di appena 6 anni i risultati non sono affatto male.