Vi permette di puntare e fare click semplicemente usando una mano. E’ lo strumento che forse usate in assoluto con più naturalezza. Difficilmente si rompe, a meno che non lo abbiate lanciato dalla finestra. Non richiede manutenzione. E’ disponibile in tantissime forme e colori. Può essere anche professionale. Vi ha fatto urlare quando, se lo avete wireless, la batteria si è scaricata ed improvvisamente ha smesso di funzionare. Pensate fin troppo spesso che «se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo».
Di chi stiamo parlando? Ma ovviamente del mouse, quell’aggeggio collegato a PC, notebook e (qualche volta) anche tablet che vi permette di spostarvi e cliccare qui e lì per il monitor senza dover smanettare con la tastiera.
Una componente così importante ed utilizzata così abitudinariamente che… spesso ci si dimentica addirittura di averla. Ma… vi siete mai chiesti come è nato o come è fatto il mouse? Vi siete mai chiesti come funziona? Se siete curiosi di scoprire la risposta a queste domande… beh, semplicemente, continuate a leggere.
Il mouse: un po’ di storia
Il mouse trova origine nei laboratori di ricerca Xerox di Palo Alto nel 1971, quando un tal…. no, aspettate un attimo, in questa storia (che chi ha letto la biografia autorizzata di Steve Jobs o ha mai guardato “I pirati di Silicon Valley conosce bene) c’è un piccolissimo errore.
Il progetto del primo mouse risale a qualche anno dopo la fine del secondo conflitto mondiale dal genio di Douglas Engelbart, che a progetto ultimato – siamo nel 1967 – presentò allo Stanford Research Institute di Menlo Park il suo “indicatore di posizione X-Y per un sistema con display”.
Non so perché lo chiamiamo mouse
affermò Engelbart durante questo evento,
ma abbiamo iniziato così e non lo abbiamo mai cambiato.
La conferenza, seguita da circa 1000 anime, sarebbe stata definita come “la madre di tutte le demo”: oltre a presentare quello che sarebbe diventato il “mouse”, infatti, Engelbart aveva parlato di collegamenti ipertestuali, indirizzamento degli oggetti e linking dinamico dei file, tutte tecnologie date quasi per scontate nell’elaborazione computazionale moderna.
Ma… come era fatto il mouse di Engelbart?
Si trattava sostanzialmente di un involucro di legno anche abbastanza alto con tre tasti in alto, un sensore interno e due rotelle agli angoli destri che ne permettevano il movimento – una per lo scorrimento orizzontale, l’altra per quello verticale.
Engelbard inventò il mouse per navigare sul suo NLS (oNLine System), un antenato di Internet che permetteva agli utenti di condividere le informazioni sui propri computer (ed è da qui che viene il concetto di collegamento ipertestuale di cui vi parlavo prima). Engelbart cercò di brevettare il mouse già nel 1967, ma soltanto 3 anni dopo tale brevetto fu riconosciuto negli stati uniti.
Intanto, nel 1971, un ricercatore che lavorava per Engelbart – tale Bill English – si trasferì proprio nei laboratori di ricerca Xerox di Palo Alto ed è da quel momento che il mouse iniziò la sua ascesa. ll mouse prodotto da Xerox costava in produzione circa 3000 dollari.
Introdotta per la prima volta sullo Xerox 8010 Star Information System (1981), l’idea del mouse di “default” fu successivamente rubata “adottata” da Apple. Steve Jobs e i suoi rimodernarono il dispositivo, ne eliminarono due dei tre tasti facendo crollare il prezzo di produzione a soli 15 dollari, lo lanciarono e ne sancirono definitivamente il successo col primo Macintosh nel 1984.
Il resto… soltanto evoluzione.
Curiosità: Douglas Engelbart, mancato a metà dello scorso anno, non ha mai avuto la possibilità di trarre frutti materiali dalla sua invenzione – il suo brevetto scadde prima del boom del mouse sancito dal Macintosh.
Come è fatto il mouse meccanico (o con la “palla”)
L’evoluzione ha fatto il suo dovere e, dall’involucro di legno di Engelbart al design squadrato e abbastanza scarno di Apple siamo arrivati, più o meno una decina di anni dopo dall’avvento del Macintosh, ad un mouse più “ergonomico” e più vicino a quello che conosciamo oggi: il mouse meccanico o… “con la palla”.
Come ricorderete di certo, nella parte bassa del mouse è presente una sfera di gomma anche abbastanza pesante – e che si sporca spesso, oh se lo fa – che ne determina il movimento. Il criterio è semplice: i movimenti della sfera vengono registrati da due rotelle di plastica all’interno del mouse (una per l’asse X – i movimenti in orizzontale, l’altra per l’asse Y – quelli in verticale) e, grazie ad un particolare gioco di luce ed ingranaggi, “intercettati” dal sensore luminoso, convertiti in segnale digitale e trasmessi al PC tramite il cavo di collegamento.
A tal proposito, andiamo a vedere le componenti principali di un mouse meccanico:
- Lo switch che regola la pressione del tasto sinistro del mouse;
- lo switch che regola la pressione del tasto centrale del mouse;
- lo switch che regola la pressione del tasto destro del mouse;
- il chip che converte i movimenti analogici del mouse (la ruota e le luci) in segnali digitali;
- la rotella che registra i movimenti orizzontali (X);
- la rotella che registra i movimenti verticali (Y);
- la sfera di gomma che ruota sulla superficie e permette il movimento del dispositivo;
- una seconda rotella in plastica che “spinge” la sfera di gomma verso le rotelle X ed Y per una maggiore precisione;
- l’alloggiamento per il cavo di collegamento al PC.
Come è fatto il mouse ottico
Il mouse ottico, introdotto anch’esso – strano a credersi – per la prima volta a fine anni 80 (ma con un prezzo di produzione ed acquisto fuori da ogni umana logica), ha iniziato a prendere piede tra gli utenti home nella seconda metà del 2000, fino a rimpiazzare quasi del tutto il suo predecessore.
Rispetto ad un mouse meccanico, il mouse ottico offre una maggior precisione di puntamento ed ha bisogno di minor manutenzione – essendo di norma quasi totalmente chiuso verso l’interno, la probabilità che si sporchi è minima e, tra le altre cose, non c’è bisogno di smontare e pulire la sfera in gomma a cadenza periodica.
Alla base del funzionamento del mouse ottico c’è un criterio completamente diverso rispetto a quello meccanico, tant’è che le sue componenti sono quasi del tutto elettroniche: al suo interno è installato un LED, la cui luce viene riflessa sulla base d’appoggio e rimbalza conseguentemente in una fotocellula montata sotto al mouse, poco distante dal LED. Questa fotocellula ha una lente che ingrandisce la luce riflessa e, in base all’angolazione ed all’intensità della luce stessa, è in grado di determinare in maniera precisissima i movimenti del mouse e, tramite un particolare chip, di tradurli in segnali leggibili dal computer.
Andiamo a vedere le componenti principali:
- Il LED che trasmette la luce verso la superficie d’appoggio;
- la fotocellula che intercetta la luce riflessa dalla superficie;
- il chip che si occupa della traduzione del segnale;
- il sensore che intercetta i movimenti dell’eventuale rotella centrale del mouse (visibile di fianco);
- lo switch che intercetta la pressione dell’eventuale rotella centrale del mouse;
- lo switch che intercetta la pressione del tasto sinistro del mouse;
- lo switch che intercetta la pressione del tasto destro del mouse;
- il cavo di collegamento mouse-computer.
Se si tratta di mouse ottici un pelino più complessi, ad esempio i cosiddetti “gaming mice”, è possibile trovare anche più LED – che permettono di illuminare lo stesso mouse e di ottenere bellissimi giochi di luce – ed ancora più switch, a seconda dei tasti funzione installati sul mouse stesso.
In conclusione…
Il mouse è uno strumento tanto semplice quanto quasi indispensabile se si parla di computer e, nonostante la sua naturalezza d’uso, nasconde in sé meccanismi che hanno richiesto anni ed anni di perfezionamento per ottenere la precisione di cui possiamo disporre ai giorni nostri.
Piccola curiosità: il mouse viene definito come tale in quasi tutto il mondo. In Italia, ad esempio, nessuno si sognerebbe di chiamarlo topo. Eppure… per gli spagnoli non è un problema definirlo ratón (letteralmente: grosso topo), men che meno per i francesi – che lo chiamano souris (la cui traduzione letterale sarebbe sorcio)…