Il mercato dei PC – intesi come desktop e notebook – è in crisi ormai da anni: sono tempi duri per chiunque abbia fondato il proprio business su un ramo che ha avuto successo prima del boom degli smartphone, tant’è che alcune aziende hanno finito per cedere il proprio business per tenere testa ai giganti della tecnologia mobile.
Sfortunatamente, anche per una potenza mondiale – e per certi versi incontrastata – come Intel le cose non si mettono bene: il mondo di chi ha centrato la propria attività sulla produzione di chipset per PC/notebook/tablet, con il relativo mercato in crisi, finisce irrimediabilmente per tingersi di nero prima o poi.
E’ per questo che Intel ha pensato ad una trasformazione e, al fine di “accelerare questa trasformazione”, ha progettato una ristrutturazione aziendale per i prossimi mesi che sfocerà con il taglio dell’11% della forza lavoro mondiale.
In noccioline, circa 12.000 impiegati Intel provenienti da tutto il mondo perderanno il loro lavoro.
Non sono cambiamenti che prendiamo alla leggera. Muoverci adesso ci permetterà di aumentare gli investimenti nelle aree critiche per il nostro successo futuro.
Intel intende dunque trasformarsi in un’entità che produce più dei chip per computer, spostandosi da un modello aziendale concentrato su un unico ramo di produzione a qualcosa che si occupa di un set di prodotti più ampio – dal cloud ai dispositivi connessi, a ciò che connette il cloud a quei dispositivi. Dunque anche PC, ma non soltanto quelli.
Abbiamo fatto abbastanza progressi per spingere l’azienda verso questo cambiamento.
Un cambiamento che costerà il posto di lavoro a molte persone, mentre per “appena” 25 milioni di dollari Intel assume un ex esecutivo Qualcomm, Venkata Renduchintala, per dirigere la divisione chip. L’intero programma di Intel dovrebbe far risparmiare alle casse dell’azienda 750 milioni di dollari nel 2016, che aumenteranno a 1.4 miliardi entro la metà del 2017.
La maggior parte dei 12000 presto-ex impiegati Intel saranno informati della decisione entro 60 giorni, e l’intero “pacchetto licenziamenti” sarà completato entro la metà del 2017.