Come accennato nel post relativo al triangolo dell’esposizione uno dei parametri che influenzano lo scatto finale è appunto il tempo di esposizione. Ma scopriamo insieme nel dettaglio cos’è e cosa cambia al variare dei tempi.
Cos’è il tempo di esposizione?
Il tempo di esposizione è possibile misurarlo in secondi o in frazioni di secondo. Le macchine fotografiche digitali attualmente sul mercato (parliamo di quelle piuttosto avanzate) permettono di modificare questo parametro nelle modalità di scatto non automatiche, ovviamente più alto sarà il livello della macchina e più ampio sarà il range di tempi a nostra disposizione.
Come nel caso dell’apertura del diaframma esiste una scala di tempi di esposizione che è possibile suddividere in stop interi e terzi di stop (ogni stop intero si ottiene dividendo o moltiplicando per due lo stop precendente ed eventualmente arrotondando) e il cui valore di partenza è 1 secondo.
Un esempio di scala di esposizione potrebbe essere la seguente: 1/1000s, 1/500s, 1/250s, 1/125s, 1/60s, 1/30s, 1/15s, 1/8s, 1/4s, 1/2s, 1s, 2s, 4s, 8s, ecc.. . Ma cosa cambia tra i tempi di esposizione brevi, quelli piuttosto lunghi e quelli molto lunghi?
Tempi di esposizione brevi
Vengono racchiusi all’interno di questa categoria tutti i tempi pari a 1/1000 di secondo o anche meno. Questa tipologia di tempi può venirci in contro quando vogliamo congelare azioni piuttosto veloci, come ad esempio competizioni sportive, animali in corsa o uccelli in volo e così via. Più il nostro soggetto da fotografare sarà rapido e più serviranno tempi inferiori al 1/1000 di secondo.
Ma questo porta ad un eventuale aumento degli ISO (nel caso in cui ci trovassimo in una situazione non illuminata in modo ottimale) però allo stesso tempo sarà davvero difficile ritrovarsi degli scatti mossi con questi tempi di esposizione.
Tempi di esposizione lunghi
Rientrano in questa categoria i tempi che vanno sotto il quindicesimo di secondo . Il punto cardine per questo tipo di tempi è solo uno: l’utilizzo di un treppiedi. Senza esso la possibilità di avere delle foto mosse aumenta in maniera esponenziale.
Tempi piuttosto lunghi o molto lunghi (come vedremo in seguito) possono dar luogo a scatti molto interessanti se i soggetti fotografati sono in movimento, proprio perché le luci diventano delle vere e proprie scie luminose capaci di creare degli effetti di un certo impatto visivo.
Tempi di esposizione molto lunghi
Rientrano in questa categoria i tempi nell’ordine dei minuti (ottenibili attraverso la modalità BULB) e si applicano molto spesso nella fotografia notturna. Per questa tipologia di foto (anche per le esposizioni lunghe) occorre però un diaframma abbastanza chiuso ed in alcune situazioni,come le fotografie scattate al tramonto o in situazioni in cui c’è ancora abbastanza luce solare, serve anche l’aiuto di un filtro ND (densità neutra) .
Qui di seguito un esempio di due scatti catturati con tempi di esposizione lunghi/molto lunghi:
Un esercizio molto interessante, dunque, potrebbe essere quello di uscire dopo il tramonto ( muniti di fotocamera e treppiede) e di sperimentare un po con i vari tempi di esposizione fotografando degli oggetti in movimento così da capire gli effetti che si hanno sullo scatto finale.