Ai giorni d’oggi il mondo mirrorless è uno spietato campo di battaglia in cui proliferano dispositivi di tutti i tipi pronti a scontrarsi a suon di schede tecniche. Il segmento Full Frame, in particolare, riesce ad essere innovativo – è qui che vengono varate le principali tecnologie prima di essere estese alle categorie inferiori – e tradizionalista allo stesso tempo, con dispositivi fortemente attaccati alle più alte fasce di prezzo. In questi ultimi anni Canon si è affacciata al mondo del senza specchio con molta cautela, aspettando il 2018 per entrare nell’impervio territorio del pieno formato con la serie EOS R che – proprio qualche settimana fa – si è arricchita di EOS R5 ed R6 (che non vedo l’ora di provare). L’esordio di questa serie è avvenuto con due dispositivi: uno top di gamma ed uno un po’ particolare, frutto di un’attenta riflessione di mercato. Canon si è infatti posta un interrogativo importantissimo: perché non rendere il mondo del Full Frame accessibile a più persone, allargando la ristretta cerchia elitaria di appassionati e professionisti che possono permettersi di investire ingenti cifre di denaro? A tal proposito nasce Canon EOS RP, la più accessibile fra le mirrorless Full Frame attualmente proposte dall’azienda nipponica che – con quasi due anni alle spalle – ha avuto modo di maturare, migliorarsi e svalutarsi.
Scheda tecnica
Canon EOS RP è una mirrorless Full Frame, la più economica mai proposta, a cui non interessa la competizione con le top di gamma ma vuole offrire un giusto compromesso tra prezzo e prestazioni. Il suo arrivo sul mercato ha implicato una categorizzazione del segmento Full Frame, che ora si arricchisce di una fascia entry-level strategicamente pensata per chi non ha particolari pretese e che fino a qualche tempo fa orientava i suoi interessi sul mercato APS-C o Micro 4/3. Canon EOS RP fa affidamento su un sensore Full Frame CMOS da 26,2 MP, presumibilmente una versione migliorativa di quella presente qualche anno fa sulla 6D Mark II, coadiuvato dal processore d’immagine DIGIC 8. La più piccola fra le mirrorless della serie EOS R integra un display articolato, un mirino elettronico OLED ad alta risoluzione ed una batteria LP-E17 che garantisce un’autonomia di 250 scatti. Non allarmatevi, su questo ci torneremo più tardi.
Come accennato nell’introduzione, nel corso di questi mesi si sono susseguiti numerosi aggiornamenti firmware che hanno risolto problematiche legate alla qualità dell’immagine e alla maturità del software. Prima di andare avanti facciamo un piccolo recap delle principali caratteristiche tecniche di Canon EOS RP:
- Sensore: CMOS Full Frame da 26,2 MP
- Processore d’immagine: DIGIC 8
- Gamma ISO: 100 – 40.000 (50 – 102.400 estesa)
- Raffica di scatti: 5 fps (4 fps con Ai-Servo)
- Autofocus: 4779 aree AF / 143 zone (Dual Pixel CMOS)
- Consumi: 250 scatti (batterie LP-E17)
- Connettività: Bluetooth, Wi-Fi
- Display: 3″ LCD da 1.040.000 punti
- Mirino: 0,79x OLED da 2.360.000 punti
- Ottiche compatibili: Ottiche RF (EF/EF-S tramite adattatore)
- Peso: 485 g
- Dimensioni: 133 x 85 x 70 mm
Corpo ed ergonomia
Le linee moderne della nuova serie EOS R si contraddistinguono per tratti decisi ed un corpo più affusolato, ma non dimenticano l’estetica classica che per decenni ha accompagnato le reflex Canon. Nel periodo ellenico avrei detto kalòs, kai, agathòs: Canon EOS RP è bella e buona, gradevole all’aspetto e comoda nell’utilizzo. Le dimensioni condensate – anche in relazione ad EOS R – di 133 x 85 x 70 mm non rappresentano un grande problema per l’ergonomia, anzi, a dirla tutta si tiene proprio bene in mano. L’impugnatura è sporgente a tal punto da conferire una presa salda in qualsiasi condizione di scatto, nel mio caso il mignolo finisce sotto il corpo macchina ma assume una posizione abbastanza naturale non affaticando di conseguenza l’intera mano. Eventualmente si può ovviare al problema acquistando un extension grip EG-E1 che permette di raggiungere una comodità analoga a quella della sorella maggiore EOS R. I comandi e le ghiere poste in prossimità dell’impugnatura sono facilmente raggiungibili. Il corpo – realizzato in lega di magnesio e rivestito in policarbonato – è tropicalizzato e pesa appena 485 grammi innestando nella mia mente un effetto giocattolo, in pieno contrasto con quello che invece è l’hardware al suo interno. Quando si utilizzano ottiche molto grandi e pesanti, come ad esempio l’RF 24-105 mm f/4 L IS USM fornitami in prova, il corpo macchina tende ad essere parecchio sbilanciato. A tal proposito, una particolarità delle ottiche RF è la presenza di una ghiera multifunzione personalizzabile che – nel mio caso – ho impostato come selettore degli ISO. Davvero una bella trovata per ottimizzare i tempi!
La parte superiore ospita la leva di accensione, con un design che si uniforma a quello delle restanti ghiere, la slitta hot-shoe, il selettore delle modalità di scatto con 3 slot programmabili (C1 / C2 / C3), due ghiere per la regolazione di tempi e apertura (con annessa leva di bloccaggio per evitare modifiche involontarie), il tasto di registrazione, il tasto di scatto ed il pulsante M-Fn. Si tratta di un piccolo pulsante che, una volta cliccato, permette di gestire numerose impostazioni aggiuntive (come la regolazione degli ISO, del bilanciamento del bianco e così via) utilizzando le ghiere.
Il sensore Full Frame che si cela all’interno dell’ampia baionetta con innesto RF ruba la scena a tutti gli altri elementi che compongono la parte frontale: si tratta di un’unità non stabilizzata a cui non sono state riservate le stesse attenzioni progettuali di EOS R. Manca infatti la possibilità di abbassare la tendina dell’otturatore allo spegnimento del dispositivo, una trovata che – sulla sorella maggiore – aveva il compito di proteggere il sensore da polvere e agenti esterni. Completano il frontale: il logo del produttore, la serigrafia EOS R, l’ampio tasto di sgancio dell’ottica, la luce per la messa a fuoco e un piccolo microfono.
La zona che meno risente del salto generazionale è quella posteriore: la collocazione dei pulsanti resta pressoché invariata, eccezion fatta per l’assenza del joystick e della ghiera ruotabile che tanto ho amato sui prodotti Canon di fascia alta e che fortunatamente sono tornati sulle più recenti R5 ed R6. Il display articolato resta una conferma in termini di robustezza e versatilità, mentre una novità importante è quella rappresentata dal mirino elettronico che si differenzia per risoluzione dalla sorella maggiore.
Nella parte inferiore risiede l’alloggiamento per la batteria e lo slot per singola scheda SD, di conseguenza la parte laterale destra è completamente vuota. Al contrario, nella parte sinistra, troviamo una dotazione ricchissima di porte: jack da 3,5 mm per microfono e uscita audio, jack da 2,5 mm per il telecomando remoto, porta miniHDMI ed una graditissima porta USB-C che contribuisce a rendere più moderno il dispositivo.
Controlli e funzionalità
Andiamo ad osservare più da vicino le principali funzionalità di Canon EOS RP, un concentrato di tecnologia alla portata di tutti – neofiti e professionisti – che riversa nel mondo mirrorless l’avanguardia e l’esperienza dell’azienda nipponica.
Autofocus
Uno dei principali punti di forza di Canon EOS RP è il sistema di messa a fuoco automatica, basato sul rinomato Dual Pixel CMOS AF che assicura prestazioni da vera top di gamma. Il sistema implementato su RP è caratterizzato da 4779 aree (143 zone) che coprono quasi interamente la superficie del sensore. Le impostazioni relative all’autofocus si regolano facilmente dal Quick Menu, dove è possibile scegliere fra le diverse aree/zone di messa a fuoco e se passare alla modalità Servo (ossia all’AF continuo). Nel complesso sono rimasto molto soddisfatto dalle prestazioni dell’autofocus, sempre preciso ed affidabile anche nelle situazioni più complesse (dove però richiede qualche secondo in più). Per gli utenti più esigenti è possibile regolare ulteriori impostazioni relative alla messa fuoco automatica dal menu C.Fn II dove, ad esempio, è possibile scegliere se preferire passaggi morbidi o rapidi da un soggetto all’altro. Mi sembra doveroso aprire una piccola parentesi sul sistema di riconoscimento dei volti di Canon EOS RP, fortemente attaccato all’esordio e notevolmente migliorato grazie al supporto di diversi aggiornamenti firmware (al momento della prova è l’1.5.0). In particolare ho riscontrato che il sistema aggancia l’occhio del soggetto solo quando questo è molto vicino alla macchina, altrimenti sull’intero volto.
Display e mirino
Il display LCD da 3″ si rivela una grande conferma – resistente e versatile proprio come sulle reflex – e mi ha permesso di eseguire operazioni di ripresa in solitario. Lo caratterizzano una diagonale da 3 pollici ed una risoluzione da 1.040.000 punti, il touch screen è molto reattivo e sopperisce (parzialmente) alla mancanza di un joystick.
Molto ingegnosa la collocazione del mirino elettronico OLED, quasi a filo con la scocca, per ridurre ulteriormente l’ingombro. Avrei tuttavia preferito un mirino sporgente – come nel caso di EOS R – perché il sensore di prossimità collocato a destra e i miei occhiali non sono andati molto d’accordo, registrando allontanamenti anomali dal mirino. Per quanto concerne le specifiche, si passa ad un’unità da 2.300.000 punti e fattore d’ingrandimento 0,7x (in confronto ai 3.690.000 punti e ingrandimento di 0,76x di EOS R).
Autonomia
A svegliarci dall’idillico sogno di un dispositivo perfetto è la durata della batteria, con cui difficilmente si può imparare a convivere. Canon EOS RP è una mirrorless economica – in relazione alle dimensioni del sensore – ed in quanto tale non ci si poteva aspettare un dispositivo senza difetti: a pagarne le conseguenze su questo dispositivo è l’autonomia. Complici le dimensioni del corpo macchina e le restrizioni progettuali, all’interno della grande impugnatura di Canon EOS RP è presente un alloggiamento per batterie LP-E17.
I risultati? Sul filo della sufficienza, su carta l’autonomia dichiarata è di 250 scatti ma nella realtà si rischia di farne anche meno se non si ricorre alla modalità Eco. Per chi non ha molta confidenza con i dispositivi della casa nipponica, si tratta di batterie aventi capacità di 1040 mAh utilizzate da dispositivi di fascia molto più bassa (per esempio: EOS 250D, M6 Mark II). D’altro canto questa tipologia di batterie è facilmente reperibile (sia originali che di terze parti) e possono essere ricaricate tramite porta USB-C, a patto che il dispositivo di ricarica sia dotato di Power Delivery.
Connettività
Completo sotto tutti gli aspetti il comparto connettività di Canon EOS RP, sia cablato che wireless. Come già anticipato sul lato sinistro sono collocate un buon numero di porte, tra cui una porta USB-C che permette anche la ricarica del dispositivo tramite Power Delivery ed il jack per il microfono. Sfruttando Bluetooth e Wi-Fi è possibile interagire con lo smartphone tramite l’applicazione Camera Connect per il controllo remoto ed il trasferimento di contenuti multimediali. L’interfaccia, proprio come i menu della fotocamera, è molto intuitiva e permette di svolgere tutte le principali operazioni di scatto con naturalezza. Di fondamentale importanza è stato EOS Utility, tool gratuito di Canon che permette di catalogare automaticamente gli scatti sul pc.
Qualità delle immagini e delle riprese
Ho avuto modo di provare Canon EOS RP in tanti contesti diversi e la domanda più ricorrente che ho ricevuto dai miei compagni di scatto è stata la seguente: è davvero così simile alla EOS 6D Mark II? Non è stato affatto facile rispondere a questa domanda poiché sono due dispositivi così simili ma così diversi. Mi piace pensare che EOS RP rifletta nel mondo del senza specchio – scusate l’ossimoro – gli stessi ideali alla base della realizzazione di EOS 6D Mark II, ma allo stesso tempo credo sia opportuno contestualizzare entrambi i dispositivi in due ere differenti. Negli ultimi anni Canon ha perfezionato le sue tecnologie e ne ha sviluppate di nuove, motivo per cui la RP è sicuramente più attuale ed avanzata rispetto alla sorella reflex. Allo stesso tempo sono cambiate le esigenze dei consumatori, dunque le due si rivolgono a tipologie di utenza differenti. In definitiva si tratta di due fotocamere aventi la propria identità, nate in contesti diversi, che però si assomigliano per diversi tratti somatici (un po’ come i fratelli).
Fatta questa piccola premessa, il sensore Full Frame da 26,2 MP di Canon EOS RP si comporta egregiamente. In accoppiata con il processore DIGIC 8 riesce a catturare molti dettagli e una vasta gamma dinamica. Il riconoscimento del bianco è perfetto, non ci sono particolari sbalzi di temperature e i colori rimangono tali fino a sensibilità ISO molto elevate. Ciò che ho apprezzato meno è la scarsa lavorabilità del RAW in condizioni border-line: le ombre si recuperano facilmente fino a 3/4 EV, con una comparsa inaspettata del rumore digitale anche ad 800 ISO, ma il vero problema sono le luci. Ancora una volta si tratta di comportamenti adeguati al prezzo di vendita, ma sono certo che si sarebbe potuto fare molto di più. Il sensore non è stabilizzato ma l’accoppiata con le ottiche RF riesce a sopperire tale mancanza. Il nuovo sistema Canon Dual Sensing IS sfrutta il giroscopio integrato negli obiettivi RF per capire la tipologia di disturbo e come correggerlo, intervenendo grazie alla potente elaborazione del processore DIGIC 8. Discorso a parte se si adattano le lenti EF, soprattutto le prime lenses, che spesso non dispongono di stabilizzazione ottica (durante la prova ho utilizzato l’EF 50 mm f/1.8 II). In tal caso ho preferito non scendere sotto tempi di 1/30s .
Con una raffica di scatto a 5 fps in modalità AF singolo (si scende a 4 fps con AF continuo) possiamo asserire che Canon EOS RP non è una mirrorless pensata per la fotografia sportiva o, più in generale, per i soggetti in rapido movimento. Nella vita di tutti i giorni va più che bene, ma non si trova a suo agio negli stadi o su pista. Il buffer di circa 50 file RAW è in linea con la fascia di prezzo e non comporta particolari rallentamenti.
Da grande amante della fotografia macro sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla presenza della modalità Focus Bracketing, che in soldoni permette di catturare una serie di immagini prestabilita muovendo il punto di messa a fuoco da un estremo all’altro dell’inquadratura (il range è selezionabile prima dello scatto). Anche in questo caso si tratta di una funzionalità che va ad uniformarsi alla fascia di prezzo, con una grande limitazione: l’operazione di merging – ossia di sovrapposizione degli scatti – non avviene in camera ma si è costretti a spostare la serie di scatti sul proprio pc ed utilizzare un programma apposito.
Contrariamente alle ottime performance del fermo immagine, in ambito video ci ritroviamo dinanzi ad una situazione delicata. Canon EOS RP è in grado di registrare video in 4K con alcuni compromessi: il frame rate è limitato a 25p e viene eseguito un crop dell’inquadratura di 1,75x. In questo modo un’ottica grandangolare da 24 mm si trasforma in un normale da 40 mm circa. Molto più consigliato è invece il Full HD (25/50p) che vanta dell’ottimo sistema Dual Pixel CMOS AF per la messa a fuoco continua (in 4K ci si affida ad un sistema a rilevamento di contrasto decisamente meno affidabile). Manca il C-Log ma la riprese sono facilmente malleabili in post produzione.
Conclusioni
Devo esservi onesto: mi aspettavo che Canon presentasse due top di gamma come “apripista” della serie R per poi espandere la sua line-up di dispositivi. E invece è arrivata Canon EOS RP, un’ottima compagna di scatto che si contraddistingue per la sua affidabilità e leggerezza. Ha tutto quello che serve per soddisfare le esigenze di neofiti, amatori ed appassionati e in più offre un sensore Full Frame ad un prezzo che non supera i €1300. Il corpo è leggero e resistente allo stesso tempo, le prestazioni AF sono al top ed è veramente facile da utilizzare. Non sono altrettanto soddisfacenti la raffica e le riprese in 4K, che in un certo senso sono il prezzo da pagare per un sensore a pieno formato così economico. Potrebbe rivelarsi il dispositivo perfetto per chi già possiede una reflex Canon e non vuole sbarazzarsi del parco ottiche EF che ha collezionato negli anni, per poi passare gradualmente alle rinomate ottiche RF. Ora che anche R5 ed R6 sono state presentate, potrebbe subire un ulteriore calo di prezzo diventando una best-buy.
Dubbi o problemi? Vi aiutiamo noi
Puoi scoprire contenuti esclusivi ed ottenere supporto seguendo i canali Youtube, TikTok o Instagram del nostro fondatore Gaetano Abatemarco. Se hai Telegram vuoi rimanere sempre aggiornato, iscriviti al nostro canale Telegram.