Pensare che non ci sia in alcun modo una correlazione fra passato, presente e futuro è sbagliato. C’è chi ancora lavora a maglia perché pensa che il calore di un capo realizzato a mano non abbia eguali, chi – come il sottoscritto – preferisce carta e penna all’approccio flemmatico della digitazione. Non è facile avere tra le mani uno strumento con cui lavorare in simbiosi che sappia spalancare le porte dell’immaginazione evitando le distrazioni. Fujifilm X-Pro3 è la nuova mirrorless dal cuore analogico dell’azienda che mi ha insegnato a mettere da parte il superfluo e a dare priorità a cuore e mente prima di premere l’otturatore di scatto. Non è una fotocamera adatta a tutti, in particolar modo agli amanti delle schede tecniche e degli automatismi, ma ogni singolo particolare è stato pensato per renderla unica ed inimitabile.
Scheda tecnica
Il corpo macchina di Fujifilm X-Pro3 riporta inevitabilmente indietro al tempo delle fotocamere a telemetro. Al suo interno si cela un comparto tecnico tutt’altro che vintage, preso in prestito direttamente dalla Fujifilm X-T3 (di cui vi ho già parlato nella recensione completa). Non si tratta, tuttavia, di una nuova erede quanto di una parente molto stretta che, ai nuovi algoritmi di autofocus e alle nuove simulazioni pellicola, lascia spazio ad un comparto video leggermente castrato.
- Sensore: X-Trans APS-C da 26,1 MP
- Processore d’immagine: X-Provessor 4
- Gamma ISO: 80 – 51.200
- Raffica di scatti: 20 fps
- Autofocus: 425 punti AF
- Consumi: 370 scatti
- Connettività: Bluetooth, Wi-Fi
- Display: 3″ LCD da 1.620.000 punti
- Mirino: 0,78x OLED da 3.690.000 punti
- Ottiche compatibili: X Mount
- Peso: 497 g
- Dimensioni: 141 x 83 x 46 mm
Corpo ed ergonomia
La scocca di Fujifilm X-Pro3 mantiene in linea di massima le forme introdotte sulla versione precedente, se non per alcune migliorie strutturali e per l’introduzione di un display a scomparsa. Tale espediente è stato appositamente pensato per indurre l’utente a scattare con il mirino, limitando al minimo le distrazioni. In bella vista rimane dunque solo un piccolo display secondario quadrato che si limita a mostrare la simulazione pellicola attualmente in uso attraverso un sistema di grafiche ispirate alle confezioni dei rullini prodotti un tempo dall’azienda. Ma su questa e altre particolarità relative al display ci torneremo più tardi. Il corpo è realizzato in titanio e magnesio, assicurando una sensazione di robustezza che può essere ulteriormente enfatizzata passando alle versioni Dr Black e Dr Silver che – a circa €200 in più – offrono un rivestimento aggiuntivo in Duratect sulla parte superiore ed inferiore del corpo macchina per una protezione più efficace contro graffi ed urti. Le dimensioni di 141 x 83 x 46 mm abbinate al peso di 497 g rimangono pressoché invariate in confronto alla generazione precedente, tuttavia ho riscontrato un notevole miglioramento dell’impugnatura che assicura una presa più salda anche fra le mani più grandi.
Come di consueto Fujifilm abitua ad una parte superiore ricca di regolazioni che si attesta essere il centro di controllo del dispositivo. Una volta presa confidenza con il sistema di ghiere sorge spontaneo regolarle prima dello scatto, imparando a pensare come la macchina. Ogni singolo dettaglio è stato pensato per congiungere l’analogico con il digitale, a partire dall’otturatore incastonato nella corona di accensione per finire alla doppia ghiera per la regolazione dei tempi di scatto e valori ISO. Completano il comparto una ghiera per la regolazione dell’esposizione, un pulsante per la fotometria e la slitta.
In bella vista sulla parte frontale troviamo il sensore X-Trans APS-C CMOS 4 da 26,1 MP, in grado di regalare scatti mozzafiato e paragonabili a quelli delle più evolute Full Frame. Lo circondano una ghiera di regolazione, il tasto di sgancio dell’ottica, il selettore della modalità di messa a fuoco, il LED per l’autofocus, il mirino ottico e una leva pensata per passare da ottico a elettronico (in cui è incastonato un tasto secondario).
Nella parte inferiore ogni singolo elemento è pensato per ridurre, ancora una volta, al minimo le distrazioni: il display a scomparsa lascia spazio ad uno più piccolo che fornisce informazioni sulla simulazione pellicola in uso o sui principali parametri di scatto. Al tradizionale sistema di pulsanti e ghiere si aggiunge un tasto apposito per la selezione della simulazione pellicola ed un piccolo joystick con cui muoversi all’interno dell’interfaccia. In alto a destra si erge l’ottimo mirino ibrido. Nel complesso i comandi sono facili da raggiungere e permettono di eseguire le principali operazioni di scatto con molta naturalezza, eccezion fatta per la registrazione video – quasi a ribadire la minor importanza in confronto al fermo immagine.
Sul laterale destro troviamo un doppio slot per schede SD, mentre sulla sinistra una porta USB-C attrezzata per ricarica del dispositivo, trasferimento dati e uscita audio esterna – ed un jack da 2,5 mm per il microfono e per il telecomando remoto.
Controlli e funzionalità
Terminate le formalità è ora di passare a stretto contatto con quelle che sono le funzionalità principali di Fujifilm X-Pro3. Il ritorno all’analogico non intacca minimamente l’hardware e le funzionalità che – al contrario – si dimostrano essere al passo con i tempi.
Autofocus
Il sistema di autofocus della Fujifilm X-Pro3 arriva direttamente dalla sorella X-T3, con un riscontro più che positivo sulle prestazioni generali. Tuttavia il passaggio del testimone è avvenuto dopo più di sei mesi e a ridosso della presentazione della nuova Fujifilm X-T4, motivo per cui sono stati introdotti alcuni miglioramenti software come il funzionamento fino a -6 EV che – però – sono in dirittura d’arrivo anche su altri dispositivi. Le modalità di messa a fuoco rimangono dunque le stesse, a partire dalla copertura totale dei 425 punti AF. Molto interessante l’algoritmo per il tracking del volto, di default disabilitato, che però a tutti gli effetti non funziona utilizzando il mirino ottico: il soggetto viene comunque riconosciuto dalla macchina, tuttavia non proverà a metterlo a fuoco prima dello scatto.
Autonomia
Senza infamia e senza lode la durata della batteria, che si attesta sui 370 scatti utilizzando il mirino elettronico o 440 scatti quando si passa a scattare solo col mirino ottico. Tramite la porta USB C posta sul laterale sinistro è possibile ricaricare la macchina, con tempi abbastanza contenuti e comparabili a quelli di X-T3. Una funzionalità molto interessante, dunque, che permette di ricaricare Fujifilm X-Pro3 anche quando si è fuori casa attraverso una powerbank per non perdere mai il fuoco sul prossimo momento da immortalare.
Connettività
Fujifilm X-Pro3 è dotata di moduli Bluetooth e Wi-Fi per essere sempre connessi, avendo la possibilità di trasferire in ogni momento gli scatti sul proprio smartphone. Sono passati alcuni mesi da quando l’applicazione Fujifilm Camera Connect – disponibile per iOS e Android – è stata completamente rivista, con un nuovo look minimal e incentrato sulla facilità d’uso. Tramite essa sarà possibile aggiungere il geotag ai propri scatti, gestire la fotocamera da remoto e aggiornare il firmware alle versioni più recenti.
Display e mirino
Arriviamo alla vera novità di questa fotocamera, che ha fatto storcere il naso a parecchi utenti e che ha fatto parlare molto di sé: il display nascosto. Al posto di una tradizionale unità fissa come quella vista su X-Pro2 si è preferito – e io sono d’accordo – utilizzare un pannello regolabile e ribaltabile verso il basso che si nasconde perfettamente quando non è in uso. Una sorta di incrocio fra il sistema di chiusura dei display articolabili visti su Canon e Panasonic e i sistemi di cerniere tradizionalmente adoperati da Fujifilm. Il pannello LCD touch screen da 3″ ha una risoluzione di 1.620.000 punti ed una luminosità sufficiente per essere utilizzato sotto la luce diurna. La reattività e la precisione sono ottime, tuttavia mi è capitato spesso di attivare la visualizzazione nel mirino per via delle mani che interagivano a qualche centimetro di distanza con il sensore di prossimità.
Sono sempre stato molto affascinato dal mirino ibrido di Fujifilm X-Pro3, uno dei principali elementi di fusione tra analogico e digitale, ma allo stesso tempo ne ho sentito parlare davvero poco. Molto più ampio rispetto ai modelli precedenti, il mirino elettronico passa finalmente all’OLED con un riscontro non indifferente nel contrasto che arriva ad 1:5000, un grande passo in avanti rispetto ad 1:300 della X-Pro2. Il pannello da 3.690.000 punti è più che buono ma non può minimamente aspirare ad essere uno dei più alti a livello qualitativo, con qualche fenomeno di flickering. Passati in modalità ottica l’atto di scattare assume tutto un’altro significato, tuttavia alcune ottiche compatte – come il 23 mm f/2 – continuano ad interferire con il campo visivo obnubilando una piccola porzione di inquadratura. L’ausilio dell’elettronico continua a farsi sentire, grazie alla possibilità di avere sempre in bella vista l’esposimetro e l’area di messa a fuoco.
Qualità delle immagini e delle riprese
Non ho alcun dubbio nell’affermare che il periodo di prova con Fujifilm X-Pro3 sia stato unico nel suo genere. La nostra quotidianità è protesa verso le distrazioni, di tutti i generi, che ci portano ad ignorare la bellezza che risiede nei dettagli più banali. La tecnologia stessa ci ha abituati ad una forma mentis che inibisce l’istinto prediligendo il riutilizzo. Siamo abituati a riprodurre, a commissionare il nostro lavoro allo strumento stesso, a tal punto da aver trasformato anche la fotografia in un automatismo. Con Fujifilm X-Pro3 è diverso, non lasci che sia la fotocamera a fare il lavoro per te ma si instaura un legame che porta ad essere un tutt’uno, a pensare prima di scattare. Non è un caso se gli street-photographers – così come molti altri appassionati – prediligano questa serie di casa Fujifilm: ai formalismi si contrappone la capacità di cogliere l’attimo, in ogni luogo. Se la reattività viene affiancata dall’elevata qualità dell’immagine allora le probabilità di portarsi a casa uno scatti degno di nota sono altissime. Il sensore X-Trans APS-C CMOS 4 da 26,1 MP cattura immagini qualitativamente impeccabili. Si tratta dello stesso sensore montato su X-T3 ed X-T4, che sa cavarsela molto bene in termini di rumore digitale, gamma dinamica e colori. A maggior ragione se si aggiunge l’esperienza che Fujifilm ha acquisito nel corso degli anni con la colorimetria, con tante simulazioni pellicola che mi hanno fatto praticamente dimenticare qualsiasi tipo di post-produzione, a partire dalle rifiniture in Adobe Lightroom. Il modo in cui è possibile cambiare la simulazione riprende un po’ quello che era il cambio pellicola delle vecchie analogiche: al posto del rullino ci sono dei pulsanti ma le grafiche rimangono sempre le stesse, grazie al piccolo display quadrato posto all’esterno di quello principale.
Se il fermo immagine lascia quasi senza fiato, non è altrettanto sbalorditivo il comparto video. O meglio, molte funzionalità derivano ancora una volta dalla X-T3 tuttavia non bastano a rendere la X-Pro3 una fotocamera adatta alle riprese. Manca, ad esempio, la possibilità di registrare in 4K a 60 fps, lasciando spazio esclusivamente al 4K a 30 fps e al formato DCI. Anche il sistema di messa a fuoco – pur essendo lo stesso – si comporta in maniera leggermente diversa, con una propensione non indifferente al fermo immagine. Manca l’uscita HDMI ma è possibile collegare un microfono esterno.
Conclusioni
Rimpiangerò Fujifilm X-Pro3 per il suo stile iconico, per la capacità di essere estremamente attuale e al contempo di mantenere salde le radici delle fotocamere a telemetro. Inutile nasconderci che non è una fotocamera adatta a tutti, in particolar modo alla massa, al contrario è un dispositivo molto prestante che ha bisogno di essere maneggiato da mani consapevoli. Se siete amanti del fermo immagine, della fotografia di strada o più semplicemente del mondo Fujifilm e nutrite minimi interessi nella registrazione video allora non avrete alcun rimpianto durante l’acquisto. Se invece cercate il giusto equilibrio tra foto e video, allora puntate su altro perché Fujifilm X-Pro3 non fa per voi.
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