Avete mai acquistato qualcosa di estremamente fragile racchiuso in un bel cartone pieno di… pezzetti di polistirolo da imballaggio? Scommetto che la prima cosa che avete fatto subito dopo l’apertura del pacco è stata imprecare perché queste palline da imballaggio si sono sparse per tutto il pavimento. La seconda è stata imprecare perché non avevate idea di quale fosse il tipo di rifiuto in cui smaltirle poiché, tra l’altro, il polistirolo non è biodegradabile.
Un giorno queste imprecazioni potrebbero non avvenire più perché, stando ad una ricerca della Purdue University, questo tipo di materiale da imballaggio potrebbe rappresentare la nuova generazione delle batterie agli ioni di litio. I ricercatori dell’Ateneo hanno infatti sviluppato un processo di riscaldamento in grado di trasformare i fastidiosi pezzetti di polistirolo in anodi creati dal carbonio; ciò, oltre che a contribuire all’energia riciclabile, va ad accelerare notevolmente i tempi di ricarica e diminuire lo spessore delle batterie – gli anodi di carbonio così ottenuti sono spessi appena 1/10 della loro controparte commerciale.
Tra le altre cose le batterie ottenute in questo modo avrebbero un processo produttivo relativamente semplice e più economico, oltre che in qualche modo più “eco-sostenibile” – si andrebbe ad usare un tipo di rifiuto ad oggi smaltito dopo molto tempo. Buoni propositi a parte, però, questa tecnologia ha ancora bisogno di raffinamento per diversi motivi, primo tra tutti la “scarsa durata” di una batteria ottenuta in tal modo – si parla di 300 cicli di carica prima di iniziare a perdere capacità, piuttosto pochini per gli attuali dispositivi che potrebbero durare anche anni.
Senza perderci in ulteriori chiacchiere vi lascio alla visione della spiegazione degli stessi ricercatori!